Vladislav Delay – Kuopio

La musica di Sasu Ripatti – e soprattutto del principale fra i suoi alter-ego, Vladislav Delay – rappresenta forse la forma più evoluta ed inclassificabile dell’elettronica moderna. Un’avventura, la sua, iniziata nel mezzo del movimento dub-techno berlinese, del quale è stato fra gli esponenti più originali ed influenti, grazie ad opere come Entain e Anima. Ciò nonostante, i veri capolavori del finlandese sono arrivati in coincidenza con il ritorno nell’intimità del suo paese natio, i cui scenari incontaminati hanno ispirato una svolta sonora di caratura straordinaria, e a due album seminali come Tummaa e Vantaa.

Ad un solo anno di distanza da quest’ultimo, il nuovo Kuopio sembra così la naturale chiusura di un cerchio, il compimento ultimo di una trilogia volutamente complementare. Se Tummaa e le sue trame jazzate evocavano il fuoco, e Vantaa nelle sue aperture vi contrapponeva l’acqua, Kuopio è sinonimo di terra in tutte le sue sfaccettature, amplificazione ed espansione dei concetti già presenti nell’Ep apriporta Espoo.

Il groove torna d’attualità sin dalle palpitazioni che aprono le danze in Vastaa, corsa sfrenata in un dub alieno, che trascina in uno dei viaggi più coinvolgenti della saga Delay. La luce si inabissa presto e Hetkonen s’immerge in un’atmosfera sotterranea, giocando con elementi analogici e tempi dispari. Il contrasto chiaro-scuro anima una scaletta equilibrata e variopinta, in grado di alternare squarci del lato più dark di Delay a tracce del suo passato berlinese. Nel primo gruppo rientrano i riverberi movimentati di Kulkee e la rarefazione atmosferica di Kellute, mentre a rappresentare il secondo sono i bagliori solari di Avanne, le sincopi melodiche di Marsila e l’incantevole ipnosi di Osottava. I due highlight sono posti in chiusura: Hitto è un tuffo di testa in un fango techno impossibile da ballare, mentre le distese ambientali di Kuuluuko cullano la mente in una notte stellata.

L’elettronica di Vladislav Delay continua a mantenere quel tratto di intangibilità assunto a partire dal suo ritorno in terra artica. Impossibile è definirla o sezionarla, nemmeno nel più concreto, malleabile ed accessibile fra i suoi capolavori. Come un marionettista, Ripatti continua a muovere le corde dell’elettronica adattandole in toto al suo ordine creativo, lontano da luoghi comuni e definizioni. E dopo l’astrazione percettiva di Vantaa, Kuopio riconduce quest’ultimo al primordiale istinto umano. Capolavoro, di nuovo.

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