Dino Risi – Il sorpasso

Il sorpasso di Dino Risi è uno dei migliori film italiani, una delle pellicole che hanno cambiato la memoria collettiva del paese tra il 1942 e il 1978. Siamo negli anni Sessanta, in una Roma deserta, la mattina di Ferragosto. Quasi per caso si incrociano le esistenze di Bruno Cortona e Roberto Mariani, due vissuti che non potrebbero essere più diversi: il primo è un uomo sulla quarantina, esuberante ed energico, mentre Roberto è uno studente di giurisprudenza, timido e impacciato. Spinti dall’entusiasmo di Bruno, i due partono per un viaggio in macchina.

Il sorpasso è la storia di un’iniziazione, quella di Roberto, che progressivamente rinuncia alle sue paure per lanciarsi nella vita, nelle sue dinamiche, seppur complesse; vengono rielaborati i miti famigliari, il rapporto con le donne e anche la visione che il giovane ha di se stesso. Il sorpasso è senza dubbio un’opera complessa, perché complessi sono i suoi protagonisti. Sia Cortona che Mariani sono due caratteri ben costruiti da un punto di vista psicologico: l’io pensante di Roberto permette allo spettatore di comprendere lo scarto esistente tra come il ragazzo si comporta – poiché influenzato dagli schemi di pensiero propri della piccola borghesia a cui appartiene – e ciò che vorrebbe essere. Bruno, invece, è un individuo all’apparenza brillante, mentre in realtà è un nullafacente cialtrone, che però riesce sempre a cavarsela, con una vita personale alquanto precaria e, in definitiva, povera.

Il lungometraggio di Risi è un’esplicita critica alla società del tempo, anche se il tutto è mitigato da un tono lieve e dal personaggio di Vittorio Gassman. Si è molto dibattuto se Il sorpasso possa o meno essere inserito a pieno titolo nel filone della commedia all’italiana: in parte è così, ma è indubbio che lo stile del regista e la caratterizzazione stessa di Bruno e Roberto sono elementi che vanno ben oltre la classica commedia, in qualche modo – per restare in tema – la “sorpassano”. Alla fine Roberto riuscirà a raggiungere una piena consapevolezza di sé e a respirare per un momento quella sensazione di libertà e abbandono tipica della quotidianità di Bruno. «Con te ho vissuto i due giorni più belli della mia vita», dice il ragazzo al suo compagno di viaggio. Però, il film non prevede un lieto fine. Quasi a dire che il senso di sicurezza e benessere, e l’illusione d’invincibilità conseguenti al “boom” economico, non solo non sono eterni ma hanno anche un’altra faccia con cui fare i conti.

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