Crimea X – Another

L’Emilia e la Norvegia: terre lontanissime che la musica congiunge. Sotto le volte di un Igloo. Che non è quello degli eschimesi in Alaska, ma lo studio di registrazione di Correggio, in cui DJ Rocca, metà dei Crimea X assieme a Jukka Reverberi (Giardini di Mirò), si è divertito a giocare con quel pezzo di storia dell’elettronica europea che è Bjørn Torske (non a caso ribattezzato in patria The Torskfather). «Ogni giorno gli portavo una macchinetta nuova, un giorno il moogerfooger, il giorno dopo la TR808, poi l’SH09», spiega Rocca (alias Luca Roccatagliati, già Ajello e Maffia Soundsystem). «Fino a che ha scoperto il gamelan di Sollo [Andrea Sologni, tecnico del suono dell’Igloo, n.d.r.], e questo giochino ogni giorno stuzzicava il “biondo” per metterci la sua firma nella nostra musica». Dunque le tracce di Another, secondo disco dei Crimea X, sono nate così, per scherzo – uno scherzo tutt’altro che stucchevole però. I dieci brani infatti addensano house, disco, psichedelia, dub, etno-music e krautrock, rinvigorendo con nuove e più visionarie suggestioni quel “balearic sound” già sviluppato con il disco di debutto, Prospective (2010).

Il tono è dilatato, rarefatto: Dream is gone, appunto, con il paradosso (magari non nuovissimo, ma sempre affascinante) di una musica da ballo che si fa anche incorporea, quasi eterea. Una visione intrigante del groove, insomma, che non sfugge a contaminazioni terzomondiste: Floordance track ha i piedi ben saldi sul dancefloor ma guarda ai ritrmi tribali più ancestrali, mentre I feel Russian e Summer rain si lasciano trasportare dai richiami suadenti di un flauto che fa tanto primissimi Kraftwerk. Yev ha un gran bel passo funky-disco, ma è avvolta da una nube sinistra, come Haunted love (“amore stregato”), la quale peraltro mostra come il lavoro di decostruzione delle partiture di Reverberi-DJ Rocca ad opera di Torske non abbia snaturato le melodie ma, anzi, abbia finto col valorizzarle.

Another, insomma, è un bel prodotto dalla vocazione sincretica e dall’attitudine cosmopolita genuinamente europeista, in cui la ricerca sul sound non ha la meglio sull’aspetto da jam divertita e la costruzione impeccabile dei brani non soffoca la spontaneità. Digitale ed analogico, la Norvegia e l’Emilia, la melodia e le macchine, la calimba registrata «attraverso la pentola con cui avevamo fatto i tortelli di zucca». Crimea X vs Torske: vince la musica.

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