C’è tanta acqua nel nuovo romanzo di Valentina D’Urbano. Acqua e poesia, acqua e le atmosfere di quelle storie cantate da Fabrizio De André. Acqua che l’autrice sembra riuscire a fermare e trattenere nel palmo di una mano e modellarla con rabbia e dolcezza, che seguono la stessa strada fino ad arrivare ad amore e morte. Acquanera è pioggia gelida che ti taglia la faccia, che cade di traverso rispetto ai pensieri. La stessa pioggia che tocca violenta il volto di Fortuna nel suo ritorno a Roccachiara, paesino arroccato tra le montagne in cui, dopo dieci anni, niente sembra cambiato.
Fortuna crede di essersi lasciata alle spalle la sua storia, la sua famiglia, le acque torbide, scure e pericolose del lago. Rinascere voleva dire dimenticare, che è sempre meglio dell’avere brutti ricordi. Ma i segreti, in questo romanzo, hanno la stessa forza delle ombre che ogni personaggio si porta addosso, e che resistono al tempo e all’acqua del lago. Il ritrovamento di un corpo nel profondo del bosco porta Fortuna a tu per tu col suo passato, con Luce, e sbatte in faccia al lettore una tempesta che sa di tragedia e di amarezza, che sembra tempesta che tutto porta via, che nasconde l’amore sotto la superficie.
È una romanzo amaro quello di Valentina D’Urbano, un libro squisitamente maturo che racconta una storia tutta al femminile, una ragnatela di segreti, morte e forze invisibili in cui ognuno sembra inerme di fronte al proprio destino. Elsa, Onda e Fortuna sono unite dalla tenacia e dal coraggio, oltrepassano il confine di ogni tempesta e del conosciuto, fanno da ponte tra la realtà e l’anima, nascondono e dipanano segreti da cui forse non si salva nessuno. Dopo la pioggia gelida che ti sferza il volto ti accorgi di essere ormai immerso in questo mare immenso che ti lambisce i pensieri più sottili, parla con le tue ombre e non mette una distanza tra ciò che ha un nome e ciò che lo sta cercando. Non tutte le storie hanno un lieto fine, non in tutte le storie l’amore è fatto di parole, non sempre si possono allontanare le paure. Acquanera è un racconto terribilmente splendido proprio perché della speranza si sente solo un leggero odore, perché i silenzi sono acqua che scivola via, perché la paura si fa ombra anche se si chiama amore.