Bennett Miller – Truman Capote. A sangue freddo

Mai confondere l’uomo con l’intellettuale. Soprattutto, mai confondere l’intellettuale con ciò che sarebbe disposto a fare pur di raggiungere il suo obbiettivo. Per Truman Capote il proposito è quello di scrivere un libro, un testo destinato a rivoluzionare il modo stesso di concepire la scrittura. A sangue freddo è un romanzo-verità che parte da un fatto di cronaca accaduto in Kansas, dove Perry Smith e Richard Hickock, sulla base di un’informazione circa la presenza di denaro in casa di un agricoltore, organizzarono una rapina. Ma in casa il denaro non c’era: Smith e Hickock ammazzarono un’intera famiglia, in realtà senza che ci fosse un valido motivo, e poi si diedero alla fuga, venendo, infine, catturati.

Per scrivere il libro, Capote fece visita diverse volte ai due condannati in carcere. In particolare, con Perry Smith lo scrittore sviluppò un forte legame empatico, derivato da un passato comune, fatto di violenze emotive e, soprattutto, di abbandoni. Per Capote è come se lui e Smith fossero due facce della stessa medaglia, due coinquilini sotto lo stesso tetto, che un giorno se ne vanno di casa, uno uscendo dalla porta principale, l’altro dal retro. La stesura di A sangue freddo ebbe un enorme impatto nella vita di Capote, tanto che l’opera fu l’ultima compiuta dallo scrittore. Il successivo Preghiere esaudite non venne mai completato.

Philip Seymour Hoffman, Oscar nel 2006 per il suo ruolo in Truman Capote. A sangue freddo, ha regalato al pubblico il ritratto di un uomo in cui il vissuto privato e quello pubblico risultano da subito essere in stridente contrasto: senza sapere quella che sarà la fine di Capote (morto a sessant’anni di cirrosi epatica, dopo anni di alcolismo e tossicodipendenza), allo spettatore è chiaro che il legame con il fedele compagno, Jack, e i superficiali rapporti umani con i membri del jet set hollywoodiano saranno destinati a spezzarsi irrimediabilmente. Da una parte, Capote dedica tempo ed energie a un mondo che non conosce veri valori e principi etici, diventando a sua volta cinico e sprezzante, dall’altra trascura irrimediabilmente le sue uniche relazioni autentiche.

Il netto disaccordo tra l’essere e l’apparire è più che mai evidente quando, mentendo, Capote afferma di avere fatto tutto il possibile per salvare Perry Smith dalla forca: lo svisceramento del passato del detenuto, alla ricerca dei motivi che lo hanno spinto al gesto omicida, è quasi insopportabile per lo scrittore, intollerabile da un punto di vista emozionale, eppure necessario per l’ascesa nell’olimpo delle celebrità. Non bastò il precedente Colazione da Tiffany per imprimere la propria figura nella memoria collettiva: fu necessario un lavoro intimo ed estremo come A sangue freddo per permettere a Capote di raggiungere l’immortalità letteraria, anche se per farlo l’uomo – ma, alla fine, pure l’artista – fu costretto a pagare un prezzo altissimo.

 

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