A Roman Polanski fu sottoposto il progetto, ma si rifiutò di attuarlo poiché si sentiva troppo coinvolto personalmente. Stiamo parlando di Run boy run, poi diretto da Pepe Danquart, di cui vi avevamo parlato la settimana scorsa.
Tratto da un libro dell’israeliano Uri Orlev, e presentato ad “Alice nella città” a Roma, è la storia di un bambino fuggito dal ghetto di Varsavia, dell’Olocausto e della Seconda guerra mondiale visti con i suoi occhi. Nella parte del piccolo protagonista ci sono stati due gemelli, talmente identici che il pubblico in sala non si è nemmeno accorto della differenza.
Il regista (che ha espresso grande ammirazione per il cinema italiano, in particolare per quello di Pier Paolo Pasolini e dei fratelli Taviani) ha confidato che i due fratelli erano caratterialmente diversi (uno più emotivo e l’altro più distaccato) e che, in base a questo, venivano scelti nelle scene da interpretare. Un altro motivo è che in Germania c’è una legge per cui un minore di dodici anni non può recitare per più di cinque ore sul set: la presenza di due bambini ha permesso al regista di lavorare per tutto il giorno.