La prima volta che Vince Gilligan, scrittore e produttore esecutivo, spiegò di cosa parlava Breaking Bad, la serie televisiva che voleva realizzare, la descrisse così: “è la storia di un uomo che si trasforma da mr. Chips in Scarface”. Gilligan fece riferimento a due film che presentano le storie di due uomini diametralmente opposti: Charles Chipping (Addio, mr. Chips!) è un vecchio e timido professore universitario che nella tranquillità della sua residenza inglese, davanti a un caminetto, ripercorre con nostalgia i momenti più importanti della sua vita, arrivando a concludere, prima di spirare, di essere stato felice nonostante tutto. Antonio Montana (Scarface) è invece un detenuto cubano arrivato in america perché cacciato dal suo paese di origine. Negli Stati Uniti entra subito a far parte di un giro criminale, di cui riesce a diventare il capo in breve tempo grazie alla sua crudeltà e spregiudicatezza. Alla fine, in una celeberrima scena, ormai braccato dai suoi nemici, imbraccia un fucile mitragliatore e combatte fino alla morte.
Questi due personaggi rappresentano dunque il punto di partenza e di arrivo della serie di Gilligan, che racconta la storia di Walter White, un professore di chimica in un piccolo liceo, con una moglie incinta e un figlio con gravi problemi motori. Il giorno del suo cinquantesimo compleanno gli viene diagnosticato un cancro ai polmoni, inoperabile, gli restano pochi mesi e, per lasciare qualcosa alla sua famiglia prima di morire, decide di iniziare a produrre e spacciare metanfetamina. Questa scelta avrà però degli effetti incontrollabili. Non si può infatti essere un criminale “pulito” come Walt vorrebbe, è necessario sporcarsi le mani, è necessario entrare in un mondo di violenza in cui poi è difficile riconoscersi. Quella di Breaking Bad somiglia effettivamente a una discesa nell’inferno dantesco: man mano che la storia prosegue, Walter viene a contatto con un male sempre più efferato, ma è anche per lui sempre più semplice scendere di gradino in gradino, se all’inizio del suo viaggio ogni decisione di infrangere la legge doveva essere vagliata attentamente con dei pro e contro, successivamente compiere scelte comporterà sempre meno tempo e problemi morali. La sua discesa si farà sempre più ripida e oscura.
Ed è importante sottolineare come queste scelte non siano affatto obbligate, anche se in apparenza possono sembrarlo. Già in uno dei primi episodi Gilligan e i suoi autori hanno privato il protagonista di qualsiasi alibi: un vecchio socio di lavoro, ormai ricco, saputo della sua malattia dalla moglie di Walter, gli offre un lavoro come chimico di alto livello, che gli garantirebbe un’assicurazione sanitaria e sarebbe la soluzione a tutti i suoi problemi, ma Walter non accetta, poiché il suo orgoglio gli fa vedere l’offerta come carità. Quando si parla di Breaking Bad dunque si deve mettere al centro il processo di trasformazione del personaggio, che rende questo particolare show più simile a un lunghissimo film che a un’opera televisiva.
Questo segna una discontinuità piuttosto netta tra Breaking Bad e le altre serie televisive, che Gilligan ha saputo ben spiegare in un’intervista a Newsweek: «La televisione è storicamente fatta per mantenere i suoi personaggi in una stasi auto-imposta, così che lo show possa andare avanti per anni, o decenni. Quando ho capito questo, il passo successivo è stato chiedermi: come posso creare una serie impostata sul cambiamento?». Effettivamente, anche guardando a serie che negli ultimi anni hanno avuto un vasto consenso di critica e pubblico, questo schema è facilmente individuabile. Quanti casi ha risolto Dr. House? Quante pubblicità sono state create negli studi di Mad Men? Ogni volta però il racconto si azzera e si ricomincia da capo, come se la storia fosse circolare. Questo non accade in Breaking Bad, dove invece le scelte dei personaggi “rompono” il cerchio della storia e la costringono a crescere.
Un altro aspetto che si stacca dalla tradizione televisiva è quello della rappresentazione del male. Nell’ultimo decennio sono stati sfornati personaggi che rappresentavano questo tema in maniera eccellente, come in Dexter, o i Soprano, ma tutti questi personaggi hanno caratteristiche di eccezionalità: Dexter è fondamentalmente uno psicopatico, traumatizzato durante l’infanzia; i Soprano sono una famiglia mafiosa; i ragazzi di Misfits sono dei delinquenti minorili. La differenza in Breaking Bad è che Walter White è un uomo assolutamente comune e rispettoso della legge, che decide nel pieno delle sue facoltà di diventare un criminale. E il pubblico lo sostiene in questa scelta perché lo conosce, sa che ha raccolto nella vita meno di quanto meritasse e vuole vederlo diventare qualcosa di più. Il male allora diventa quotidiano ed inestricabilmente legato alle più banali occupazioni: gli incontri tra spacciatori si svolgono nelle tavole calde piene di gente; un camper diventa un laboratorio per la produzione della metafetamina; le fondamenta della casa il luogo ideale dove nascondere il denaro guadagnato con lo spaccio. Il male si spande e contamina tutto ciò con cui viene a contatto, come un cancro. Questa ambiguità, oltre che narrativa, è visivamente rappresentata attraverso la fotografia, che spesso, con giochi di luci e ombre, tende a illuminare solo metà del viso dei personaggi, lasciando un senso di doppiezza all’immagine. Altre volte I personaggi sono incorniciati – intrappolati – in corridoi, dietro finestre sbarrate, sull’uscio di una porta per sottolineare la loro condizione di disagio.
Lo scorso settembre Breaking Bad ha concluso il suo percorso narrativo, chiudendo con un finale giudicato dai più come perfetto una delle più importanti esperienze televisive del decennio. L’ultimo episodio è stato seguito da più di dieci milioni di spettatori, ma il suo successo non si è ancora fermato: lo show è attualmente uno dei più visti sulla piattaforma di noleggio Netflix e ha in programma uno spin-off basato su uno dei personaggi secondari (Better Call Saul). Solo tra qualche anno sapremo se e quanto questi risultati influenzeranno lo story-telling televisivo, se le serie continueranno a svilupparsi in maniera conservativa o se rischieranno qualcosa in più. Mr Chips l’ha fatto, è diventato Scarface, ed ora se la ride.