Sono passati ormai più di 10 anni da quando Peter Jackson fece uscire nelle sale cinematografiche il film che lo ha lanciato con forza nell’olimpo del cinema, Il Signore degli Anelli – La compagnia dell’anello.
La trama è incentrata attorno ad un semplice nodo tematico, tipico nella sua struttura delle antiche saghe nordiche, ovvero la battaglia epica tra il Bene e il Male. In questo caso, Frodo, un piccolo hobbit, riceve in eredità dal proprio zio, Bilbo Baggins, nientemeno che l’anello del potere del malvagio Sauron. Questo monile non ha solo la capacità di rendere il proprio indossatore invisibile, come credeva ingenuamente Bilbo, ma consuma l’anima e la volontà. Lo stregone Gandalf, consapevole del grande pericolo che sta correndo la placida e tranquilla contea, avverte il giovane Frodo e lo costringe a mettersi in viaggio fino alla bella città elfica di Gran Burrone.
Dalle visioni della fiabesca contea traspare la placida innocenza del popolo hobbit, e i paesaggi agricoli, bucolici, che si succedono nel film, catapultano in maniera eccellente lo spettatore nel mondo di Tolkien, dalla cui saga il film è tratto. La città di Brea, i primi combattimenti e la fuga dai Nazgul, costituiscono un crescendo continuo di emozione e interesse. Proprio a Gran Burrone viene formata dall’elfo Elrond la Compagnia dell’Anello, con l’unico scopo di portare Frodo nella terra del nemico e gettare l’Anello nel luogo dove è stato creato dal nemico Sauron.
L’impresa non è di certo facile. Tolkien ha sempre giocato all’interno del suo mondo fantasy secondo una regola: quando tutte le speranze sembrano perdute, ciò non significa che il male sia destinato a vincere, anzi è proprio questo il momento ideale per ribaltare il risultato nella maniera più sorprendente. La Compagnia dell’Anello inizia il suo viaggio e attraversa peripezie di diverso tipo, sia fisiche sia mentali. La scena di Gandalf che fronteggia il terribile Balrog sopra l’abisso di Khazad-Dum è diventata ormai un emblema cinematografico d’indubbio successo.
Il primo film della serie termina con una separazione, dolorosa e inaspettata, che lascerà lo spettatore in sospeso e con la voglia di proseguire la trama. Peter Jackson si è concesso qualche taglio e qualche piccolo ghiribizzo romantico rispetto al testo, anche se ciò non ha tolto nulla al messaggio di base del racconto ed anzi ne preserva la dimensione magica.
Nel complesso, qualunque vero amante del genere apprezzerà moltissimo questo capolavoro, poiché questo episodio è quello della trilogia che è meno “action” e più propriamente fantasy, nel senso più fiabesco del termine.