Luca Gricinella è uno dei massimi esperti in Italia di musica hip hop. Qualche tempo fa è uscito in libreria un suo interessante libro, in cui Gricinella coniugava la sua passione per il cinema e quella per il rap.
Il titolo del volume, infatti, è Cinema in rima. La messa in scena del rap, e analizza lo stretto rapporto tra il linguaggio del rap e la settima arte. Di solito il genere è associato a storie di droga, bande criminali e violenze tipiche dei sobborghi delle grandi città. Ci sono registi più o meno influenzati dal rap, come nel caso di Spike Lee con Do the right thing (1989), oppure Quentin Tarantino e Django, con il suo codice diretto e immediato (ma anche Scarface, L’odio, I guerrieri della notte…).
Rispetto alla condizione del rap nel nostro paese, l’autore ha affermato: «Nel rap c’è ancora un conflitto tra underground e mainstream più forte rispetto ad altre scene nazionali. Non è colpa di nessuno in particolare, ma se ci fosse più rispetto reciproco tra chi è in classifica e chi invece no (perché magari non gli interessa o perché propone musica che difficilmente potrebbe arrivarci), tutto il movimento ne guadagnerebbe. Mi sembra ancora un momento d’impasse.» [fonte «Il Fatto Quotidiano»].