Forse il modo migliore per rendere il senso di una tragedia spaventosa, enorme, non è il dialogo sui massimi sistemi, ma la riflessione sulle piccole cose. In fondo, la Storia non nasce e cresce solo nei libri, vive e si moltiplica nel mondo, cioè produce conseguenze dirette nelle vite di ognuno di noi, sulle piccole abitudini di tutti i giorni. Le guerre fanno di questi scherzi: hai un amico, ci giochi ogni giorno, e poi ad un tratto quello comincia ad ignorarti, a non salutarti più, fino a che non vi ritrovate estranei e divisi dalla linea invisibile dell’ideologia e da quella più odiosa della sua figlia prediletta, l’intolleranza.
Tra i tanti romanzi sull’Olocausto, L’amico ritrovato di Fred Uhlman è quello che forse fa più tesoro di tutti di questo insegnamento. Il protagonista del libro, Hans Schwarz, adolescente ebreo nella Germania che negli anni ’30 abbracciava rapidamente il credo nazista, sperimenta sulla sua pelle prima un doloroso distacco e infine un “ritrovamento” – spirituale non fisico. L’amico di sempre, Konradin von Hohenfels, con cui giocava quando frequentava il liceo, quello figlio di una nobildonna antisemita e di un padre troppo innamorato per dare contro alla moglie, quello iscrittosi al Partito, lui, non l’ha realmente tradito, non l’ha mai davvero abbandonato.
Hans lo scoprirà solo sul finale del libro, quando ritorna in Germania, dopo anni trascorsi negli USA (i suoi, prima di suicidarsi, ce l’avevano mandato per vivere con gli zii), spinto da un opuscolo che propone la costruzione di un monumento ai caduti tra gli alunni del Karl Alexander Gymnasium di Stoccarda, la sua vecchia scuola. Ad Hans basta scorrere una lista, vedere il nome dell’amico nell’elenco giusto per recuperare un senso di fratellanza che l’odio e le bombe non hanno nemmeno scalfito.
Fred Uhlman è l’artefice di un piccolo gioiello, un racconto lungo più che un vero romanzo, che ha la grazia e l’eleganza di un acquerello. Uhlman, oltre che scrittore e avvocato, era anche pittore: ne L’amico ritrovato, ogni tinta (desiderio, rimpianto, dolore, speranza) è ben amalgamata all’altra, tenute insieme dalle pennellate di uno stile limpido, lirico e straordinariamente musicale, pieno di odori, colori, suoni. «Centinaia di grossi volumi sono stati scritti sul tempo in cui i corpi venivano trasformati in sapone per mantenere pura la razza ariana», notava Arthur Koestler nella prefazione alla prima edizione (1976), «tuttavia credo che questo volumetto troverà una sua collocazione duratura negli scaffali delle librerie». Aveva ragione: L’amico ritrovato è un classico che mantiene inalterata, a distanza di quarant’anni, la sua capacità di affascinare e commuovere.
9788807880735