Non amano stare troppo fermi di Bombay Bicycle Club. Con tre album all’attivo tra il 2009 e il 2011, la band ha esplorato i confini dell’indie rock, del folk, del pop alternativo, e sebbene con l’elettronica e con certe suggestioni esotiche aveva sempre flirtato, non s’era mai spinta così in avanti come con questo So long, see you tomorrow.
Il titolo è da ormeggi che vengono mollati, da partenza senza ritorno (o con un ritorno molto in là nel tempo), il che probabilmente è un po’ quello che deve aver pensato il frontman della band inglese, Jack Steadman, due anni fa, quando partì per girovagare tra India, Giappone e Turchia. So long, see you tomorrow risente e si alimenta di umori diversi, come sempre ha fatto la musica dei Bombay Bicycle Club – ascoltare per credere il precedente (e ottimo) A different kind of fix, capace di rimbalzare tra rock alternativo, sonorità Eighties, garage rock e umori decisamente brit. La novità, stavolta, è un sound decisamente più elettronico e l’uso di sample e loop.
Steadman ha spiegato che si tratta di un album simile alle cose che faceva con il suo computer prima di formare la band. Come ogni viaggio, insomma, So long, see you tomorrow ha in sé un(a) fine che è un ritorno alle origini, anche se sembra lontanissimo dalla partenza. Overdone, che da il là alle danze, gioca con un campionamento di violino, si carica di aromi orientaleggianti e poi prorompe in un finale da jam session stile Red Hot Chili Peppers. E che dire di It’s alright now, che trasforma il suo senso d’urgenza in una specie di meraviglia estatica simile a quella dei Sigur Rós (vedi il refrain)?
Un elemento del pezzo sono le percussioni marziali, che ritornano anche in Carry me, ma stavolta attorniate da synth pulsanti, voci distorte e beep digitali. La sensazione è che Steadman non sia mai stato così padrone della sua musica: non è un caso che abbia scelto di produrre da sé l’album (è la prima volta per la band inglese). Luna mixa un giro di basso groovy con degli arpeggi orientaleggianti di sintetizzatore e, in generale, con un’epica che il ritornello (cantato in coppia con la new entry Rae Morris) esplica senza stucchevolezze. Feel osa ancora di più, bazzica nei paraggi dei Vampire Weekend, con un sample che sembra prelevato direttamente da una colonna sonora di Bollywood.
L’atmosfera è giocosa, carnevalesca. Tutta l’opposto della bella ballad pianistica Eyes off you, davvero splendida nel pennellare la malinconia di un abbandono. Il commiato della title-track stilla via lentamente, magnifico e triste come una pioggia d’estate, salvo poi colorarsi di jazz e tinte afro sul finale.
So long, see you tomorrow magari non è un disco perfetto, ma è comunque un album ambizioso, più che coraggioso. La partenza e il ritorno coincidono in un punto solo, un nuovo inizio. Aspettiamo con ansia le prossime mosse dei Bombay Bicycle Club.