Roger Waters contro Neil Young e Scarlett Johansson

In passato, Roger waters si è messo spesso nei guai per aver attaccato la politica di Israele nei confronti dei palestinesi: lo scorso dicembre, per esempio, aveva paragonato l’atteggiamento del governo israeliano a quello dei Nazisti durante la Seconda guerra mondiale, generando (ovviamente) un gran polverone.

Stavolta, Waters non se l’è presa con i politici o i capi di stato, ma con due colleghi (uno almeno di sicuro lo è): Neil Young e Scarlett Johansson. In una lunga nota pubblicata su Facebook, l’ex Pink Floyd bacchetta il primo per avere annunciato che suonerà il 17 luglio a Tel Aviv (è la sua seconda volta in Israele) e la seconda per essere diventata di recente testimonial di SodaStream, un’azienda israeliana che produce apparecchi per ottenere bevande gassate e che ha una grossa fabbrica nei territori della Cisgiordania occupati da Israele (per le polemiche, la Johansson ha lasciato anche l’associazione non governativa pro-palestinese Oxfam, di cui era ambasciatrice dal 2005).

«Nei giorni scorsi ho scritto privatamente a Neil Young (una volta) e a Scarlett Johanson [sic] (un paio di volte), si legge all’inizio del post. «Quelle lettere rimarranno private. Purtroppo, non ho ricevuto risposta. E quindi, essendo un po’ disorientato, ho deciso di scrivere questa nota sulla mia pagina Facebook.»

Di Neil Young, Waters dice poco: si limita a sottolineare che «sei sempre stato uno dei miei eroi», ma che la decisione di esibirsi ad Israele lo fa sentire «confuso». È alla Johansson che il musicista inglese dedica la maggior parte della lettera. Ecco cosa dice nel resto del messaggio (tradotto da IlPost.it):

Scarlett? Oh, Scarlett. Ho conosciuto Scarlett qualche anno fa, credo alla reunion dei Cream al Madison Square Garden [nel 2005, n.d.r]. Ricordo che all’epoca era fieramente contraria ai neo conservatori, e disgustata da Blackwater (l’esercito privato di Dick Cheney in Iraq); potevi a ragione pensare che fosse una giovane donna forte e indipendente che credeva nella verità, nei diritti umani, nella legge e nell’amore. Confesso che mi presi una specie di cotta. Non c’è peggior scemo che un vecchio scemo.

Anni dopo, la scelta di Scarlett di stare con SodaStream anziché con Oxfam [Johansson ha da poco lasciato il suo ruolo di ambasciatrice dell’associazione per i diritti umani pro palestinese, che ricopriva dal 2005] è un atto intellettuale, politico e civile così notevole che è difficile da razionalizzare, per le persone cui stanno a cuore gli oppressi, quelli che vivono un’occupazione esterna e che sono trattati da cittadini di serie B.

Vorrei fare alla Scarlett di qualche anno fa una domanda o due. Scarlett, giusto per fare un esempio, sei consapevole che il governo israeliano ha raso al suolo 63 volte un villaggio beduino nel deserto del Negev, nel sud di Israele, l’ultima volta il 26 dicembre 2013? Quel villaggio è abitato da beduini, che – senza dubbio – sono cittadini israeliani protetti da tutti i diritti che vengono dalla loro cittadinanza. Beh, in realtà non proprio tutti: nell’Israele “democratico” ci sono cinquanta leggi che discriminano i cittadini non ebrei.

Non voglio fare una lista di tutte queste leggi (le trovi nei registri del parlamento israeliano), né elencare i gravi abusi dei diritti umani compiuti da Israele sia in politica interna sia in politica estera. Non mi basterebbe lo spazio. Ma torniamo alla mia amica Scarlett Johanson.

Scarlett, ho letto le tue giustificazioni: dici che i lavoratori palestinesi di SodaStream della fabbrica in Cisgiordania hanno la stessa paga di quelli israeliani, oltre alle stesse opportunità e gli “stessi diritti”. Davvero? Gli stessi diritti?

Hanno per caso il diritto di votare?

Hanno libero accesso a ogni strada?

Possono andare al lavoro senza aspettare ore per superare i controlli delle forze militari dell’occupazione?

Dispongono di acqua potabile?

Hanno a disposizione dei servizi igienici?

Hanno la cittadinanza?

Hanno il diritto di non assistere al rapimento dei propri figli nel cuore della notte – problema piuttosto comune?

Hanno il diritto di appellarsi contro imprigionamenti arbitrari e senza un preciso termine?

Hanno il diritto di ri-occupare le proprietà e le case che possedevano prima del 1948?

Hanno il diritto di vivere una normale e onesta vita famigliare?

Possiedono il diritto all’auto-determinazione?

Hanno la possibilità di continuare a sviluppare una vita culturale dalle radici antiche e profonde?

Se non sei sicura di come rispondere a queste domande, te lo suggerisco io. La risposta a tutte queste domande è NO.

I lavoratori di SodaStream non possiedono nessuno di questi diritti.

Di conseguenza, queli sono gli “stessi diritti” di cui parlavi?

Scarlett, sei innegabilmente carina, ma se pensi che SodaStream stia costruendo dei ponti per la pace, stai innegabilmente prestando poca attenzione.

Con affetto

R.

Va detto che la Johansson si è sempre dichiarata per la soluzione di “due stati due popoli” e, qualche giorno fa, mentre annunciava le sue dimissioni dalla carica di ambasciatrice della Oxam, ha ricordato di essere stata «sostenitrice della cooperazione economica e dell’interazione tra un Israele democratico e la Palestina».

«SodaStream – aveva spiegato l’attrice – non solo è impegnata nella difesa dell’ambiente ma anche nella costruzione di un ponte di pace tra Israele e Palestina, sostenendo vicini [israeliani e palestinesi, n.d.r.] che lavorano l’uno accanto all’altro con la stessa paga, stessi benefici e eguali diritti». Alla fine, però, le polemiche l’avevano costretta ad abbandonare Oxfam, denunciando «una fondamentale divergenza di opinioni» con il gruppo umanitario.

Tra l’altro, la Johansson era stata di recente protagonista di uno spot di SodaStream realizzato per il Super Bowl e poi censurato per il commento finale («Mi dispiace CocaCola e Pepsi»), giudicato poco opportuno, in quanto entrambe le aziende sono clienti affezionate del Super Bowl:


Chissà se l’attrice risponderà ora pubblicamente alla lettera di Waters: non avendolo fatto privatamente, c’è qualche dubbio che accada.

Tutto questo accade mentre l’ex Pink Floyd è al lavoro sul suo nuovo album solista, il primo dal 1992. «Ho un’idea molto forte e la inseguirò», ha spiegato Waters tempo fa. Tranquillo, Roger: ci siamo abituati…

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