Eugen Ruge – In tempi di luce declinante

Dopo Le vite degli altri, film del 2006 di Florian Henckel von Donnersmarck, e La torre, magnifico romanzo di Uwe Tellkamp, uscito nel 2008 in Germania e nel 2010 in Italia, un’altra splendida opera trasforma in vissuto letterario la coscienza di chi ha conosciuto il cosiddetto “socialismo reale”: In tempi di luce declinante, di Eugen Ruge, debuttante ultracinquantenne.

Il libro, uscito in patria nel 2011, si ispira, rigenerandola, alla tradizione classica delle cronache familiari alla Buddenbrock: la casa borghese di Wilhem e Charlotte, comunisti sbarcati in Messico durante il nazismo e tornati in una piccola cittadina della DDR, è il centro del microcosmo attorno a cui gravitano  figli, nipoti, nuore ed ex mogli. Quattro generazioni si confrontano a distanza di anni nel giorno in cui le ricorrenze li chiamano a divedere desco e dimora. Davanti al lettore si aprono le pagine di un album fotografico ideale, formato dai ritratti di gruppo della medesima famiglia ripresa in tutte le sue metamorfosi, dal 1952 al 2001: non c’è una successione lineare di eventi, lunghi anni restano sullo sfondo, ma hanno lasciato il segno nei corpi invecchiati dei presenti al rito.

(Eugen Ruge)

Tuttavia il quadretto convenzionale, tratteggiato in pochi significativi dettagli, svanisce quasi subito; volti, gesti e parole, sprofondandovi, si mutano in flusso di  coscienza. La pagina diventa il punto d’incontro in cui Ruge fa confluire in un’apparenza di ordine una coralità di voci interiori: il medesimo episodio si rifrange in una molteplicità di prospettive inconciliabili e incomunicabili. La memoria disseppelle il passato e lo rielabora tormentosamente: la nuora alcolista trattiene le lacrime quando vede l’ingombrante ed un tempo odiata suocera vagare per i corridoi dell’ospizio con lo sguardo spento; la sofferenza del campo di lavoro in URSS per l’intellettuale o l’eccitazione di una velleitaria attività spionistica per il patriarca sono reminiscenza sempre più sbiadite, impronta di un eroismo immaginario; il ricordo della luce declinante sulla taiga arriva ancora alla mente svanita della vecchia nonna russa.

La voluta latitanza di un punto di vista unificante implica la rinuncia alla semplificazioni illusorie di un giudizio morale sulla distopia marxiana: la caduta del Muro non porta alla palingenesi per l’umanità già sconfitta dalla senilità e dalla morte. Alla fine l’obiettivo riprende stanze vuote: all’unico superstite, in viaggio in un mondo sconvolto dall’attacco alla Torri Gemelle risponde solo più «il lontano, indifferente sciabordio del mare».

ISBN
9788804624448
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