James Franco difende Shia LaBeouf, oggetto di critiche in questi mesi a causa dei suoi comportamenti un po’ troppo bizzarri (l’ultimo è stato il famoso sacchetto in testa durante la Berlinale) e le accuse di plagio, di cui vi avevamo parlato qualche tempo fa (ecco il link alla news).
Franco si mette pubblicamente nei panni del collega, addirittura con un articolo sul prestigioso «New York Times», dove l’attore ci aveva già intrattenuti con un pezzo sui selfie, di cui lui è il re indiscusso. Parlando dell’atteggiamento di LaBeouf, Franco ha affermato che potrebbe essere un modo per un ragazzo, che fa un lavoro pubblico, di rivendicare se stesso, la sua personalità. Franco ha evidenziato che la vita sotto i riflettori non è sempre così semplice, e nel farlo cita i casi di Marlon Brando e Joaquin Phoenix (quest’ultimo, qualche anno fa, aveva sconcertato un po’ tutti con il documentario I’m still here e l’annuncio di volersi ritirare per dedicarsi all’hip hop).
Tuttavia, a LaBeouf, Franco ha riservato anche un ammonimento: «I think Mr. LaBeouf’s project, if it is a project, is a worthy one. I just hope that he is careful not to use up all the good will he has gained as an actor in order to show us that he is an artist». Ovvero, è giusto che LaBeouf possa esprimersi liberamente come artista, ma che, nel farlo, non vanifichi anni di sforzi volti a dimostrare al suo pubblico di essere, prima di tutto, un bravo attore.