Ci sono storie che meritano indubbiamente di essere raccontate, e molto spesso non basta la televisione, non bastano i giornali. La letteratura ha ancora una volta il potere di creare la cornice adatta per quei racconti che hai la sensazione che possano vincere il tempo. La storia di Samia è proprio così, e una volta conosciuta pensi di esserti arricchito, di aver incontrato qualcosa di brillante che da una parte trasmette forza e dall’altra impone riflessioni profonde.
Certo, serviva una penna per raccontare tutto questo, e quella penna è stata Giuseppe Catozzella, che per lungo tempo è entrato a gamba tesa nella vita della protagonista, e si è preso il gusto ed il coraggio di inventare un disegno che, appunto, rimane squisitamente e delicatamente impresso per le forme, i colori e le sensazioni che arrivano senza filtro al lettore. Quel disegno si chiama Non dirmi che hai paura. Serviva qualcuno, dicevo, che prendesse il filo della storia sin dall’inizio, dai tempi in cui Samia, ragazzina a Mogadiscio, capisce di avere la corsa che gli scorre nelle vene, ed insieme alla corsa un’amicizia forte, quella con Alì. Nel quadro che dipinge Catozzella c’è tanta sofferenza: quella della Somalia confusa tra irrigidimento politico e religioso, della sopraffazione, dell’immobilità. In mezzo a questa tristezza sorgono pennellate di speranza che fanno delle gambe di Samia ali per volare lontano, per riscattarsi e per avere un destino da costruire. Ci sono, in questa sorta di tavolozza sfavillante, gli allenamenti duri, la qualificazione alle Olimpiadi di Pechino e poi quelle di Londra.
(Giuseppe Catozzella)
Catozzella scrive ma è Samia che racconta, che sembra quasi sussurrarci di non dimenticare le sue perdite, le sue sconfitte, il suo burqa dentro cui è costretta a correre, l’esistenza che cambia e prende la direzione di una fuga, quella dalla propria casa e dal proprio Paese. Leggera, Samia viaggia verso un sogno, verso la sua personale medaglia. Dall’Etiopia al Sudan, fino all’Italia. Sono ottomila chilometri per cambiare, senza avere mai la certezza di arrivare. Si parla tanto di eroismo, e spesso lo si confonde con la normalità, a volte col dovere. Forse Samia aveva capito che le ali più forti nascono negli spazi lasciati aperti dalle ferite, e che il destino è una fiaba fatta di un lungo viaggio trasportati dal vento e lì, sulla linea del traguardo, dove finisce la storia continua a correre un sogno.
9788807030772