A partire da Rosemary’s Baby di Polanski si sono susseguiti una serie di film dal tema luciferino, incentrati su figure di bambini aventi legami con il Diavolo stesso: ricordiamo L’esorcista di Friedkin (1973) e Il presagio di Richard Donner (1976), del quale parliamo. Modello è il romanzo omonimo di David Setzer, che ha poi scritto la sceneggiatura. L’adattamento per il cinema è stato pensato per un vasto pubblico, eppure il regista ci offre alcune scene tipicamente splatter, un tono mai accettato prima da Hollywood (il film è prodotto dalla 20th Century Fox che puntò a grandi incassi ricordando il successo de L’esorcista). Il presagio si configura come un film di mistero, attorno al quale indaga l’ambasciatore Robert Thorn (Gregory Peck).
Nei minuti iniziali si pongono le basi al solito idillico nucleo familiare americano, costituito da Thorn, sua moglie e il piccolo Damien (Harvey Spencer Stephens), figlio non naturale della coppia ma sostituito all’insaputa della moglie al vero figlio, nato morto presso un ospedale di Roma dove i due si trovavano. La benestante famiglia vive felicemente: Robert ottiene una promozione e Damien si dimostra un ragazzino dotato di costante buona salute. Nulla si sa dei suoi genitori biologici.
Una serie di misteriosi eventi presto però si abbatte sulla famiglia: un rottweiler fissa negli occhi la balia dei Thorn e come conseguenza lei, sorridendo, si impicca. Subentra una nuova balia, miss Baylock (una malefica Billie Whitelaw), che sembra comportarsi in modo strano con Damien, consigliando ai genitori di non portarlo in chiesa e mettendo a guardia di lui lo strano rottweiler. Un prete, apparentemente delirante, rintraccia Thorn e gli recita oscuri presagi biblici che sembrano prevedere l’avvento di una creatura diabolica, nata il sesto giorno del sesto mese di cinque anni prima: data di nascita di Damien. Quando il piccolo cerca di uccidere sua madre, Robert decide di compiere un viaggio assieme al fotografo Keith Jennings (David Warner), in Italia e Israele, per risalire all’origine del male che avvolge Damien.
Gregory Peck, noto per ruoli “buoni” come in Il buio oltre la siepe, qui veste i panni di un ricco diplomatico che si sporca le mani con qualcosa di sacrilego da lui stesso adottato, metafora forse di un America che, crogiolandosi nel desiderio di potere (il demonio della profezia nasce dal “mare della politica”), è portata alla propria Apocalisse, incarnata nel piccolo Anticristo. Il film è ritenuto un classico dell’horror (immancabili i soliti sequel e un remake nel 2006), ma risulta un po’ carente appunto il fattore paura, piuttosto velato se non in alcune scene come quella ambientata al cimitero di Cerveteri o dell’impiccagione. Punto di forza è invece la colonna sonora del premio Oscar Jerry Goldsmith, costituita da suggestivi canti in latino con testi che fanno riferimento al diavolo (“Ave Satani” è il tema principale).