Hollywood scrive un altro capitolo della guerra dei sessi con Tutte contro lui, la nuova commedia di Nick Cassavetes. “Nuova” per modo di dire, ovviamente, perché la storia è sempre la solita, solito è il moralismo di fondo e i personaggi. Lui, lei, l’altra e un’altra ancora: l’uomo d’affari Mark (Nikolaj Coster-Waldau, volto di Game of Thrones) non si accontenta dell’amante, ma intreccia anche una terza relazione. Quando la consorte, Kate (Leslie Mann), e le altre due amichette, Carly (Cameron Diaz) e Amber (Kate Upton), lo scoprono, decidono di fargliela pagare, architettando una trappola che mira in primis a minarne l’ego.
Il canovaccio, insomma, è prevedibile. Carly è la classica figura di donna in carriera, un’avvocatessa tosta e glam che pare uscita da uno spin-off di Sex and the city. La interpreta una Cameron Diaz in forma, a suo agio con le rughe dei 41 anni. Sua spalla è la svampita Kate, una “casalinga disperata” che, quando scopre l’infedeltà del marito, decide in primis di darsi alla pazza gioia con feste ed alcool e poi di ridurlo sul lastrico e svirilizzarlo (a suon di ormoni femminili). Amber, invece, è Kate Upton: nel film la Diaz la chiama “la tettona”, e questo dovrebbe farvi capire tutto.
Il terzetto così malmesso darà però del filo da torcere al seduttore impenitente. Ma ovviamente siamo ad Hollywood, che è la culla del politically correct, e così Tutte contro lui non affonda il colpo come potrebbe. Mantiene l’ironia e lo “scandalo” nei confini dell’accettabile, e alla fine, la sceneggiatura di Melissa Stack (che, a proposito, Paolo Limiti afferma essere copiata da un suo romanzo del 1999, Bugiardo e incosciente) riconduce il “girl power” del film al suo sottinteso più banale, il desiderio di una famiglia. Come a dire, anche le ragazzacce sognano un compagno e dei pargoletti.
Cassavetes, specializzato in drammoni (i più recenti sono La custode di mia sorella, sempre con la Diaz, e Yellow, con la rediviva Melanie Griffith) continua a raccontare storie di donne tenaci, ma stavolta scegliendo la via della commedia un po’ greve, piena di battutacce e ammiccamenti. Siamo insomma lontani dalle schermaglie sofisticate dalla commedia brillante della Hollywood classica, ma pure dal trash più genuino. Tutte contro lui rimane in un limbo: è messo assieme senza troppi sforzi, e riesce a malapena a strappare qualche risata forzata. Male davvero, al punto tale che forse pure a uno come Limiti converrebbe non sbandierarne troppo la (presunta) paternità…