Luc Besson – Lucy

Si dice che gli esseri umani abitualmente adoperino circa il 10% del loro cervello (a quanto pare, in realtà, un falso mito). Che succederebbe se la percentuale raddoppiasse o salisse fino al 30, 50, 60%? E al 100% È l’interrogativo su cui Luc Besson ha scelto di puntare per tenere lo spettatore del suo nuovo film, Lucy, inchiodato alla poltrona.  

 

E chi è Lucy? Una bella ragazza che finisce incastrata da un gruppo di malviventi e trasformata in un corriere della droga. Lucy ingerisce la sostanza sperimentale per trasportarla nel proprio stomaco, ma durante il trasporto il sacchetto che la contiene si rompe: da qui si innestano degli imprevedibili effetti collaterali, che a poco a poco trasformano Lucy in una superdonna, in grado di controllare il tempo e la materia mano a mano che, per effetto della droga, aumenta la percentuale di neuroni che è in grado di adoperare.

 

 

Lucy è insomma la prima donna (i resti fossili del primo essere umano scoperto portano quel nome), l’ennesima incarnazione dell’archetipo dell’anti-eroina riluttante del cinema di Besson (ricordate Nikita?). Ovviamente, nell’epoca in cui i supereroi la fanno da padrone al cinema, era inevitabile che anche il cineasta francese cedesse alla tentazione di fornire una sua versione dell’immaginario targato Marvel e DC Comics. Non a caso, la protagonista è Scarlett Johansson, che di recente ha portato sugli schermi il personaggio della Vedova Nera. Il risultato, come spesso capita al regista, sceneggiatore e produttore Besson, è riuscito a metà. Il ritmo è buono (anche se diseguale), non manca l’ironia, ed effettivamente capire cosa succederà quando Lucy toccherà la soglia del 100% è un motivo sufficiente per rimanere seduti a guardare. Soprattutto, il tema di fondo del film è affascinante: c’è un senso di trascendenza che si fa largo tra inseguimenti ed eccessi fumettistici, un’esplorazione di sé, del sé più profondo, che si accompagna alla progressiva perdita di umanità della protagonista.

 

Dall’altro lato, però, pesano dei personaggi solo abbozzati (ci sono anche Morgan Freeman, scienziato la cui sola funzione è enunciare i presupposti teorici alla base della sceneggiatura, e il cattivo Choi Min-sik, ammirato anche in Oldboy) e, soprattutto, le solite iperboli da videogame di lusso. Insomma, il Tao, gli inserti documentaristici sull’origine del mondo, le strizzate d’occhio a Kill Bill e 2001: odissea nello spazio, e gli inseguimenti d’auto a folle velocità: Lucy è né più né meno che la summa del cinema di Luc Besson. Il che significa che se non sopportavate Nikita, questa Nikita al cubo che è Lucy vi lascerà decisamente perplessi.

 

 

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