«Ovunque fosse, dal Sud America a Los Angeles, la domenica all’ora di pranzo Alberto voleva stare a casa con la sorella. Era un rito. E faceva di tutto per rispettarlo. Una volta prendemmo un aereo da Bilbao alle 6 del mattino per poter essere in orario a Roma». Lo racconta così Paola Comin, ufficio stampa di Alberto Sordi dal 1992 al 2003, il rapporto che legava il grande attore italiano con la sorella Aurelia Sordi.
La donna, malata da tempo, è scomparsa all’età di 97 anni, undici anni dopo la morte del fratello, avvenuta nel Febbraio 2003. E come l’ultimo pensiero di Alberto fu per la sorella, con quel “grazie” pronunciato dall’attore in punto di morte verso di lei, anche Aurelia ha voluto dedicare il suo ultimo volere all’amato fratello. La megavilla contentente l’intera vita dell’attore, foto, film, scritti e addirittura un teatro con platea, verrà infatti trasformato, secondo le disposizioni erditarie lasciate da Aurelia, in una casa-museo dedicata al celebre attore.
Una pratica che, come annunciato via Twitter da Dario Franceschini, dovrebbe prendere le mosse a breve.
Aspettiamo le volontà testamentarie e parleremo con la Fondazione ma la casa di Alberto Sordi dovrebbe diventare uno straordinario museo.
— Dario Franceschini (@dariofrance) 13 Ottobre 2014