Gli ingredienti per una buona (e dunque spaventosa) pellicola dell’orrore sono una trama ricca di inaspettati colpi di scena, attori capaci di interpretare realisticamente la paura, una fotografia d’effetto e, ultima ma non per importanza, un’appropriata colonna sonora. Non si può in effetti concepire un horror senza un giusto tema di sottofondo, utile per creare atmosfera attorno alle vicende ma anche ai fini della narrazione: il ritmo e la suspense di un film, specialmente quando è ascrivibile al genere di cui parliamo, devono tutto all’accompagnamento sonoro, che funge da vera e propria guida per lo spettatore, anticipando i climax di tensione oppure alimentando il senso dell’attesa, a seconda del ritmo predominante. La storia del cinema ci insegna quanto importante siano importanti le musiche per il successo di un film, vuoi per motivi di evidente qualità e originalità dell’esecuzione (l’Ennio Morricone della Trilogia del dollaro è sicuramente uno dei migliori esempi) vuoi perché, come è facile che accada in un film horror, la musica stessa ha un effetto non passivo, di sottofondo, bensì diretto su chi guarda (e ascolta), suscitando emozioni che spesso lo stimolo costituito dalla sola immagine non è in grado di trasmettere.
Colonne sonore di qualità sono frequenti nell’intera storia del cinema horror, tra ritmi incalzanti e melodie macabre. Quella che proponiamo di seguito è una nostra selezione di dieci accompagnamenti musicali appartenenti a noti film dell’orrore, dai più classici fino ai moderni cult.
Psycho (1960, regia di Alfred Hitchcock, musiche di Bernard Hermann)
Per ammissione dello stesso regista Hitchcock, l’incalzante colonna sonora di Psycho ha contribuito molto ad aggiungere tensione al suo già perfettamente ritmato thriller. Merito del compositore Bernard Hermann, già autore delle musiche di L’uomo che sapeva troppo e La donna che visse due volte. Se inizialmente il regista aveva optato per melodie jazz, il risultato ottenuto da Hermann con un’orchestra costituita principalmente da strumenti ad arco si è rivelato eccellente, essendo capace di trasmettere perfettamente il giusto senso di tensione che permette allo spettatore di entrare nei ritmi serrati di questo thriller, riconosciuto come uno dei più grandi classici della storia del cinema anche grazie a questa indimenticabile colonna sonora. Una curiosità: la celebre scena della doccia secondo il gusto di Hitchcock non avrebbe dovuto avere accompagnamento musicale, ma lui stesso dovette ricredersi dopo aver sentito la terrificante melodia composta da Hermann. (recensione)
Rosemary’s Baby (1968, regia di Roman Polanski, musiche di Krzysztof Komeda)
Alcuni lo considerano il film più ben riuscito di Polanski, altri uno di maggiori capolavori appartenenti al genere dell’horror psicologico. Quel che è certo è il fatto di trovarsi di fronte ad un film assolutamente disturbante, dalla trama essenziale (cosa non rara per questo regista) ma complesso nei suoi risvolti psicologici, essendo di fatto la rappresentazione della progressiva follia di una donna incinta (interpretata da Mia Farrow) spinta da paure apparentemente irrazionali riguardo il suo bambino. L’apporto del compositore Krzysztof Komeda aggiunge quel tocco di inquietudine che basta per trascinare lo spettatore nell’atmosfera delirante e soffusamente demoniaca del film: costante sottofondo è una macabra cantilena, sorta di disperata e assieme malinconica ninna-nanna, cantata dalla Farrow. (recensione)
L’uccello dalle piume di cristallo (1970, regia di Dario Argento, musiche di Ennio Morricone)
Film d’esordio del regista Dario Argento, si tratta di uno dei più tradizionali esempi di giallo all’italiana, genere di cui Argento è sicuramente maestro (preceduto da Lucio Fulci). La trama è essenziale: riguarda un omicidio al quale il protagonista assiste senza essere visto, dando inizio ad una serie di indagini che porteranno, come da regola, ad un colpevole assolutamente insospettabile. Questo tipo di film, specialmente se nelle mani di un regista come Argento, non può che giovare dall’avere alle spalle una colonna sonora d’effetto, in grado di tappare buchi di tensione dovuti ad una non eccezionale sceneggiatura (come frequente accade nei film di questo regista) ed alle scarse capacità degli attori protagonisti. Non si tratta in questo caso di una delle più inquietanti musiche utilizzate da Argento, ma Ennio Morricone è sempre capace di stupire con toni originali, capaci da soli di creare un’atmosfera e, di conseguenza, dare il proprio contributo alla tensione del film. (recensione)
L’esorcista (1973, regia di William Friedkin, musiche di Mike Oldfield, Jack Nitzsche, Krzusztof Penderecki)
L’esorcista è uno di quei film in grado di entrare nell’immaginario collettivo di una intera generazione: si tratta di uno degli horror più terribili della storia del cinema, diretto da un grande regista, Friedkin. Il film già di suo ha tutti gli ingredienti per trasmettere un forte senso di inquietudine nello spettatore, presto destinata a sfociare nel peggior terrore durante le scene dell’esorcismo, vere e proprie sequenze d’antologia. Ancora una volta è però l’elemento sonoro a donare quel qualcosa in più all’opera: questo film presenta senza dubbio una delle più riconoscibili colonne sonore della storia del cinema horror, grazie alla fama acquisita dal brano progressive Tubular Bells di Mike Oldfield (fama in gran parte dovuta al successo dello stesso film). La colonna sonora comprende anche brani del compositore polacco Krzusztof Penderecki e di Jack Nitzsche, uno dei musicisti per il cinema più conosciuti a Hollywood. (recensione)
Suspiria (1977, regia di Dario Argento, musiche dei Goblin)
Rock progressive al servizio dell’orrore: i Goblin hanno bisogno di poca introduzione per gli amanti del cinema di genere, avendo composto la colonna sonora di tutti i più noti film di Dario Argento. Suspiria deve sicuramente parte del suo successo alla suggestiva colonna sonora: i ritmi incalzanti del gruppo italiano, uniti ad una fotografia (dai colori fortemente saturati) che ha fatto scuola all’interno di questo genere, avvolgono la storia in un’atmosfera stregata e decisamente inquietante. La trama del film è piuttosto esile e lineare, dunque gran parte della tensione scaturita dal film è dovuta proprio alle musiche, secondo una strategia molto utilizzata dal regista nella sua filmografia (la sua collaborazione con i Goblin avrà un fortunato seguito). Il film è considerato il capolavoro di Argento e la colonna sonora è sicuramente tra le opere più note e apprezzate del gruppo progressive, già reso celebre dal precedente film argentiano Profondo rosso. (recensione)
Halloween – La notte delle streghe (1978, regia di John Carpenter, musiche di John Carpenter)
Uno dei rarissimi casi nei quali regista e compositore sono la stessa persona, Halloween è solo uno dei vari esempi all’interno della filmografia di John Carpenter nei quali si osserva questa convergenza di ruoli, avendo lui composto la colonna sonora di buona parte dei propri film. Carpenter non è comunque un maestro musicale di formazione tradizionale (ha ammesso di non saper leggere né scrivere le note): le sue composizioni sono piuttosto semplici ma dal grande effetto suggestivo, sicuramente efficaci nel suscitare climax ascendenti di tensione. Halloween è sicuramente il suo capolavoro come regista, uno slasher movie che ha segnato la storia del cinema horror dagli anni ’70 in poi, dando origine a svariati remake e ponendosi come modello imprescindibile nel genere. Parte considerevole del suo successo è certo ascrivibile alla colonna sonora, un tema essenziale, composto al sintetizzatore, ma capace di donare con poche note un ritmo inquietante al film, aggiungendo sapore ad uno dei grandi cult del cinema horror. (recensione)
Nosferatu, il principe della notte (1979, regia di Werner Herzog, musiche dei Popol Vuh)
Rifacimento del celebre Nosferatu di Murnau, capolavoro del cinema espressionista tedesco, il film di Herzog è uno dei migliori esempi di remake della storia del cinema: il regista riesce nell’intento di ridirigere un grande film del passato (passando tra le altre cose dal bianco e nero al colore) senza danneggiarne la memoria, tracciando invece un filo di continuità con il “Nuovo cinema tedesco”, di cui è esponente. L’accompagnamento musicale è degno della qualità di questo film, già perfettamente curato negli aspetti della recitazione (con un eccezionale Klaus Kinski nel ruolo del vampiro) e della fotografia: Herzog sceglie di affidarsi ancora una volta ai Popol Vuh che, assieme ai Tangerine Dream, sono uno dei migliori gruppi krautrock, sottogenere sperimentale della musica elettronica sviluppatosi in Germania negli anni settanta e conosciuto anche come “musica cosmica”. Il risultato è una colonna sonora ricca di melodie differenti, dai toni a tratti bucolici a tratti spettrali, altamente suggestivi e in completa sintonia con l’ambientazione gotica che caratterizza il film. (recensione)
Alien (1979, regia di Ridley Scott, musiche di Jerry Goldsmith)
Solo un compositore di talento come Jerry Goldsmith poteva aggiungere tensione e terrore ad un film già di per sé terrificante come Alien. Si tratta di uno di quei film che puntano tutta la loro forza sull’atmosfera, dunque primariamente sugli elementi della scenografia e della colonna sonora, qui in effetti molto curati per volere del regista Scott. Goldsmith è un compositore d’esperienza e il suo tocco ha regalato al film un’impronta inquietante, specialmente grazie all’utilizzo di un particolare effetto sonoro, l’echoplex, capace di prolungare la durata di un particolare suono dando l’impressione di un’eco e, dunque, suggerendo una sensazione spaziale (la profondità dell’astronave all’interno della quale è ambientato il film) oltre che emotiva. Dopo l’Oscar ottenuto con la colonna sonora de Il presagio, Alien segna un ulteriore grande successo del compositore nell’ambito del cinema horror. (recensione)
Hellraiser (1987, regia di Clive Barker, musiche di Christopher Young)
Un vero cult del cinema horror, anche per merito della fama di Clive Barker, romanziere e regista, il film affronta in maniera originale il rapporto tra piacere e dolore, introducendo nell’immaginario dell’horror un misterioso artefatto in forma di puzzle (la scatola di Lemarchand) in grado di accogliere colui in grado di risolverlo in un’altra dimensione, popolata da demoni dalle intenzioni ambigue. Per quanto riguarda la colonna sonora, inizialmente Barker si rivolse al gruppo di musica sperimentale Coil, rifiutando però il loro lavoro (oggi raccolto nell’album The Unreleased Themes for Hellraiser). Optando per qualcosa di più tradizionale, si affidò quindi a Christopher Young, autore di una delle colonne sonore orchestrate più note ai cultori del cinema horror.
X-files (1993-2002, serie creata da Chris Carter, musiche di Mark Snow)
Con quest’ultimo esempio non vogliamo parlare di un film ma di una delle serie tv cult degli anni ’90, nata dalla spinta offerta dal successo di Twin Peaks, serie che aveva mescolato efficacemente elementi sovrannaturali a investigazioni degli agenti federali americani (FBI). Il successo della serie creata da Chris Carter è stato enorme, tanto da garantire alla fiction ben nove stagioni. L’unione di elementi drammatici, fantascientifici e horror con ritmi da thriller, congiunti da una storia di fondo solida, hanno fatto di X-files un’opera da imitare ed allo stesso inimitabile (sono in effetti pochi gli eredi televisivi al suo livello). Anche in questo caso le musiche occupano un ruolo importante nel ricreare un’atmosfera aliena all’interno degli episodi. L’allucinante sigla composta da Mark Snow è una perfetta introduzione ai misteri irrisolti (denominati appunto dall’FBI casi “X”) contenuti in ogni episodio.