«Questi sono i nomi degli Israeliti che scesero in Egitto con il loro padre Giacobbe e con le loro famiglie». Così inizia l’Esodo, secondo libro della Torah e della Bibbia, e questo è il titolo dell’opera di Tommy Wieringa, di recente pubblicata da Iperborea. La differenza è che nell’Esodo vengono subito citati dei nomi (i membri della famiglia del patriarca), mentre la maggior parte dei personaggi del libro non ne ha uno. Sono dei profughi, che vagano in una sorta di waste land situata nell’Asia centrale, in viaggio verso Occidente, verso una terra promessa. Fra di loro non esiste solidarietà umana, hanno fame, sono disperati. Nello stesso tempo, in un altro luogo, nella decadente Michailopoli, vive il commissario Pontus Beg: si è avvicinato al pensiero di Confucio dopo averlo sentito menzionare in un discorso da un suo superiore e intrattiene rapporti sessuali una volta al mese con Zita, la sua domestica. Inoltre, ogni mattina si alza con un piede freddo, nefasto presagio, perché è da lì, dai piedi, che si comincia a morire. Insomma, un’esistenza grigia e deprimente, segnata da un vuoto interiore apparentemente incolmabile.
(Tommy Wieringa)
Il libro parte così, con due trame parallele che si alternano, per poi ricongiungersi, originando un finale imprevedibile e ricco di spunti interpretativi. L’attenzione è da subito rivolta a quei disperati in viaggio: con probabilità provengono dall’ex Urss, spinti verso ovest dal sogno di una vita migliore. Che, poi, sarà davvero migliore? Perché leggendo il romanzo di Wieringa è impossibile non pensare a una situazione molto più reale e vicina, quella di migliaia di migranti che ogni giorno giungono sulle coste siciliane su barconi, dopo allucinanti viaggi della speranza: relitti umani, in fuga da guerre e miserie, che approdano in un paese che non li vuole, per cui saranno sempre e solo degli stranieri, che chiude gli occhi di fronte alle loro storie, al loro passato, a ciò che li ha spinti ad abbandonare la loro casa e le loro radici.
Questi sono i nomi è una storia di false promesse, di chimere destinate a scontrarsi con la realtà. I sogni infranti trasformano gli uomini in bestie, tra le quali vige una sola regola, quella della giungla, della sopravvivenza. Il richiamo all’Esodo e all’uscita degli ebrei dall’Egitto guidati da Mosè, si ricollega sia ai migranti sia a Beg nel suo costante interrogarsi circa le sue origini ebraiche. Questi sono i nomi è un libro duro ma necessario, che spinge a riflettere sulle sorti di chi sta dall’altra parte della barricata, di chi giunge da mare o da terra: immaginiamo solo per un momento la nostra vita lontana da tutto ciò che amiamo, dagli affetti e dalla patria, magari con la consapevolezza di non potervi più fare ritorno.
9788870915334