Che le star di Hollywood avessero qualche scheletro nell’armadio era cosa facilmente intuibile, ma che fossero addirittura di tali proporzioni era davvero impensabile. Così, dopo l’accusa di pedofilia (e conferma da parte del diretto interessato) a Stephen Collins (il reverendo di Settimo cielo), stavolta è Bill Cosby, il famoso Cliff Robinson dei Robinson, a finire sotto accusa.
L’uomo sarebbe stato accusato di essere uno «stupratore seriale», denunciato per violenze da ben 13 donne. Ma non è tutto, perché alla lista delle donne violentate si è di recente aggiunta Barbara Bowman, attrice, oggi di 47 anni, ma appena diciottenne al tempo dei fatti denunciati. Al Daily Mail la donna ha raccontato di essere stata drogata e violentata da Cosby, dopo che lei aveva chiesto l’aiuto dell’attore per la sua carriera d’attrice. «La mia speranza è che chiunque abbia subito abusi sessuali non sia intimidita e spinta a stare in silenzio perché è stata abusata da un uomo ricco, famoso e potente. Se posso aiutare anche solo una persona con le mie parole allora ho fatto il mio dovere» ha detto la Bowman (fonte Corriere della Sera).
Sin da bambina la Bowman ha studiato per diventare un’attrice e, a tredici anni, già faceva parte dell’agenzia J.F. Images. Risale all’85 il provino con Crosby: «Quando mi ha vista mi ha chiesto di andare in bagno e bagnarmi i capelli. Poi ha voluto che facessi il provino ubriaca mentre lui mi prendeva il collo da dietro». Quella volta non accadde nulla, ma Crosby richiese in seguito altri appuntamenti con Barbara, arrivando a pagarle i voli per raggiungerlo quando lui era in trasferta. Poi, nell’86, l’attore la fece sdraiare su un divano e le fece appoggiare una mano sul suo pene. La cosa non finì lì: dopo una cena a New York, la Bowman ricorda solo di aver bevuto un bicchiere di vino, il vuoto e poi di essersi svegliata con delle mutande e una camicia da uomo. La ragazza consultò un avvocato, che però le avrebbe riso in faccia.
Le accuse a Crosby sono davvero gravissime: non c’è solo la testimonianza di Barbara, ma anche, appunto, quella di altre donne, che hanno intentato contro l’attore una causa collettiva.