Dario Argento si racconta in “Paura”

Ovviamente la sua autobiografia doveva avere un titolo di questo tipo: Paura è adattissimo per narrare i settant’anni di Dario Argento, tra amori e film. In circa 350 pagine pubblicate da Einaudi, il Maestro del brivido si racconta senza censure, partendo dall’infanzia, passando per la sua famiglia, le relazioni sentimentali, le inquietudini, il ritrovarsi, ad un certo punto, ad un passo dal suicidio.

Quali sono le sue ossessioni? Cosa si cela dietro allo specchio di Profondo rosso o alle streghe di Suspiria? Un’autobiografia in forma di romanzo, scorrevole, sincera, appassionata: Argento nasce a Roma nel settembre del ’40, figlio di un produttore romano di origini siciliane (che produrrà tutti i primi film del figlio) e di una fotografa. Il lavoro della madre lo influenzerà profondamente, dalla cura per il dettaglio, alle sedute per il trucco, al corpo delle modelle, al gioco di luci e ombre. Il giovane Dario abbandona giovanissimo gli studi, si trasferisce a Parigi e lì vive per quasi un anno, facendo vari lavori, tra cui il lavapiatti. Tornato a Roma inizia a collaborare con L’Araldo dello Spettacolo, occupandosi di teatro, musica e cinema.

In questo periodo, Argento comincia a maturare una vera e propria passione per il cinema, dal noir, all’horror, ai gialli, agli spaghetti-western, da Hitchcock ad Antonioni, dalla Nouvelle Vague all’Espressionismo tedesco. Riesce a farsi assumere da Paese Sera come critico cinematografico, schierandosi a favore del cinema di genere. L’esordio dietro la macchina da presa è con L’uccello dalle piume di cristallo, a cui seguono Il gatto a nove code e Quattro mosche di velluto grigio. Del ’75 è il suo film più celebre, Profondo rosso, mentre nel ’77 è il turno di Suspiria.

Per quanto riguarda la sfera privata, Argento è stato sposato due volte, la prima con Marisa Casale (con cui ha avuto la figlia Fiore) e poi con Marilù Tolo. In seguito alla relazione con Daria Nicolodi è nata, invece, la figlia Asia.

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