Backstreet boys: show ‘em what you’re made of: questo è il titolo del docufilm sui Backstreet Boys, nelle sale dal prossimo 30 gennaio. La pellicola prenderà in considerazione gli ultimi due anni del gruppo di Orlando (Florida), la registrazione e promozione di In a world like this, l’ultimo album in studio. Ma non solo. Ci sarà spazio anche per il passato, dagli esordi fino al 2002, anno in cui «tutto si è fermato». Perché i Backstreet Boys sono stati per le ragazzine degli anni Novanta quello che oggi sono per le adolescenti gli One Direction: la più grande boyband al mondo.
Nick Carter, Howard Dwaine Dorough, Brian Thomas Littrell, Alexander James McLean e Kevin Scott Richardson: questi sono i Backstreet Boys. Tutto inizia con il manager Lou Pearlman il quale, nei primi anni Novanta, decide di mettere insieme questi cinque ragazzi (Carter aveva allora appena 13 anni), il cui primo singolo di successo (ma solo in Europa) fu We’ve Got It Goin’ On. Del ’96 fu Backstreet Boys, il primo album. Il secondo album, Backstreet’s Back, consacrò la band sia in patria sia all’estero, grazie a singoli come Everybody, As long as you love me e All I have to give. Il 2000 fu l’anno di Millennium (1 milione di copie vendute solo nella prima settimana), con singoli come I want it that way, Larger than life, Show me the meaning of being lonely e The one. Altro album di successo fu Black and Blue (menzioniamo i singoli The call e Shape of my heart). Dal 2002, poi, alcuni dei membri lavorarono a progetti solisti, Kevin Richardson abbandonò il gruppo (ma vi fece ritorno nel 2012) e A.J. confessò pubblicamente i suoi problemi di alcool e droghe. Ora il documentario, per raccontare la storia di quella che è stata una grande band nel panorama pop internazioanale.
Ecco il trailer del film: