Birdman è sicuramente uno di quei film non lasciano indifferenti, su questo c’è poco da dire. Ciò non è dovuto solo al fatto che è uno “one shot movie”, ovvero girato come se fosse un’unica sequenza. A renderlo un film nuovo (almeno per l’ambito hollywoodiano) c’è anche la trama, che mescola vita interiore, cruda realtà, sogni. Ritratto ed autoritratto si confondono.
Riggan Thomson, attore in passato famoso per aver interpretato un supereroe, ora cerca di rilanciarsi come artista “vero”, allestendo uno spettacolo teatrale tratto dai racconti di Raymond Carver. Accanto a lui, l’amico produttore Jake (Zach Galifianakis). Birdman colpisce per il suo incedere frenetico, il suo tentativo di fondere vita, arte e finzione in un solo ed unico movimento. Insomma, si tratta di entrare davvero dentro la grande produzione cinematografica e decostruirla nelle sue sfaccettature più ridicole.
Riggan (Michael Keaton) non ci fa capire dove finisce la recita ed inizia la sua vera vita, perchè interpreta se stesso quotidianamente. È malato di celebrità così come il suo compagno di lavoro Mike (Edward Norton) e la sua banda di attori, che si situano tutti tra lo schizoide e il patetico. Il protagonista rinuncia alla sua famiglia per seguire il proprio ego in fantasiosi voli degni di Icaro. Sua figlia (Emma Stone), usata come assistente, finisce per diventare il viatico dell’opinione di massa e, allo stesso tempo, un oggetto a cui si vuol bene, sì, ma non come a se stessi.
Il film, in tutta la sua durata, assume una vena comica ma allo stesso tempo nervosa ed ironicamente “epica”. A partire dalle musiche, dove assume un ruolo fondamentale una nervosa batteria jazz, lo spettatore percepisce la trama come sospesa, un sogno ad occhi aperti. In tutto questo, emerge l’alter ego di Riggan, ovvero Birdman, che svela come il grande pubblico, al cinema, cerca distrazioni e non filosofia. Lo show business è pronto a fagocitare persone per renderle “celebrità”: Riggan è un residuo psicologico di questa mentalità. Anche se la gioventù è ormai sfiorita, il protagonista, specchiandosi nel suo alter ego, comprende ciò che ha appena creato con il suo nuovo spettacolo: la virtù dell’ignoranza. Ovvero quell’arroganza che ci rende tutti grandi critici di fronte al grande spettacolo vivente della società contemporanea.
Iñarritu, con sorprendente abilità, mostra un volto del cinema contemporaneo che da sempre serpeggia nelle retrovie. Ancora di più, rivela che la differenza tra volare e credere di volare è inesistente. Birdman è un film che colpirà tutti per la sua spumeggiante messa in scena, ma che soltanto a pochi mostrerà tutte le sue sfaccettature.