Valentina D’Urbano – Quella vita che ci manca

Ci sono tre modi per parlare del nuovo romanzo di Valentina D’Urbano, Quella vita che ci manca. Tre punti di vista differenti, tre angolazioni da cui osservare, che corrispondono a tre parole precise: passato, presente e futuro. Ma qualunque modo scegliate, in base al momento che state vivendo, a quello che vi darà la storia, al vostro vissuto personale, vi accorgerete che in questo racconto si parla di un sentimento strano, quello che spacca il cuore e quello spietato tra fratelli; quello che tiene unita una famiglia e quello che irrompe e contorce lo stomaco, scappando via ad ogni definizione.

In Quella vita che ci manca ritorna la Fortezza, un quartiere occupato in cui vivono famiglie al margine, persone al confine della legalità. Tra queste la famiglia Smeraldo e Valentino, il minore di quattro figli di pari diversi. C’è Anna, che a trent’anni non ha più nulla da chiedere alla vita; c’è Vadim, un bellissimo corpo con la mente di un dodicenne, e poi c’è Alan, il maggiore, posseduto dalla rabbia e dall’amore per la sua famiglia, che deve tenere unita ad ogni costo. Alan e Valentino, però, ad un certo punto prendono strade diverse, perché per Valentino il peso della famiglia diventa troppo grande quando nella sua vita arriva Delia, e capisce che il suo futuro non è la Fortezza.

Guardare questa storia con gli occhi del passato vuol dire parlare di Valentina D’Urbano e della strada che l’ha portata fin qui, partendo da Il rumore dei tuoi passi, da Bea e Alfredo che abitavano proprio la Fortezza, e da quel rapporto talmente forte da bruciare l’anima, logorare fino in fondo. I protagonisti dell’esordio letterario dell’autrice rivivono i qualche modo anche in queste pagine, rivive il clima ostile del luogo, il caldo e la polvere, un cazzotto che ti arriva dritto allo stomaco se ti lasci andare e provi a dare un nome ad un sentimento. Guardare con gli occhi del passato vuol dire guardare con gli occhi di Alan, che accecato dalla rabbia è incapace di immaginare un futuro: il suo mondo è fatto di regole spietate, il suo cuore si è indurito anni prima, e il tempo che passa ha lasciato solo cicatrici. E se non sei capace di prendere le distanze, il passato può bruciare davvero.

Qualche passo più avanti c’è il presente, e con esso la maturità letteraria e stilistica che la D’Urbano sembra aver raggiunto, passando per il successo di Acquanera. Perché ora, superato il peso degli anni e dei primi romanzi, si ha la sensazione di riconoscere il suo tocco, i suoi personaggi spinti al limite; sembra di respirarla quella polvere, e di sentire in bocca il sapore di ruggine e ferro che ha il sangue. Il presente vuol dire conoscere Valentino, dilaniato tra la famiglia e il mondo fuori. Il passato non è riuscito ad indurire del tutto il suo cuore, e nel presente c’è ancora spazio per immaginare come sarà domani, per sentire, disobbedire, rischiare, mettersi in gioco, forse amare, ma comunque provare quella sensazione che ti blocca il respiro e ti si ferma in gola, riuscendo a trasformarla in un bacio e non in un colpo di pistola.

E poi c’è il futuro, c’è che una volta finito di leggere il suo terzo romanzo ti viene la voglia di chiedere a Valentina D’Urbano se sta già lavorando al prossimo, come sarà la prossima storia. E non sai se sarebbe meglio aspettarsi già qualcosa, sapere di avere imparato a conoscerla e provare già ad indovinare, o lasciarsi completamente stupire. Nel futuro c’è Delia, la ragazza Secca che prende Valentino per mano e gli colora l’esistenza. Proprio lei, di una bellezza particolare, che non te ne accorgi subito, ma che dopo averla conosciuta ci sei già addosso. Aveva ragione Proust, «Lasciamo le donne belle agli uomini privi di fantasia», perché con Delia, Valentino impara ad immaginare e costruire il suo futuro, e perché è proprio vero che qualche volta l’immaginazione vale più della realtà: asciuga il sangue sulle cicatrici, fa credere al destino, fa molta differenza e riempie quella vita che ci manca.

ISBN
9788830434394
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Posted by Donato Bevilacqua

Proprietario e Direttore editoriale de La Bottega di Hamlin, lettore per passione e per scelta. Dopo una Laurea in Comunicazione Multimediale e un Master in Progettazione ed Organizzazione di eventi culturali, negli ultimi anni ho collaborato con importanti società di informazione e promozione del territorio. Mi occupo di redazione, contenuti e progettazione per Enti, Associazioni ed Organizzazioni, e svolgo attività di Content Manager.