Drive di Nicolas Winding Refn? Il film perfetto secondo la “teoria del quadrante”, elaborata da Tony Zhou, un filmaker esperto nell’analisi delle geometrie interne ai film. Ogni inquadratura nasconde un segreto, ci sono immagini che sembrano generarsi da sè senza l’ausilio del regista: in realtà, dietro a un fotogramma si nascondono mille calcoli da parte del cineasta, volti a regalare al suo pubblico un effetto di estremo realismo. Peccato che lo spettatore nemmeno se ne accorga, sia convinto che tutto sia affidato al caso, eppure tutto appare così estremamente realistico da sembrare più una scena vissuta nella vita vera che sul set.
Secondo Zhou, Drive è perfetto per quanto riguarda l’aspetto appena descritto. Come ci spiega con estrema precisione Marianna Trimarchi in un pezzo su Best Movie, con la sua “teoria del quadrante” Zhou «ha determinato che in Nicolas Winding Refn c’è una logica verticale e orizzontale nel movimento, basata sui poli destra – sinistra e alto – basso, dove si svolgono trame narrative che a prima vista non vengono percepite, ma che danno all’immagine finale una complessità realistica e stratificata. La logica del quadrante mostra infatti che nella stessa scena avvengono più cose su più piani, su ciascuno dei quali un personaggio, un gruppo o addirittura degli oggetti riescono a portare significati ulteriori e più ricchi all’immagine finale».
La teoria di Zhou viene illustrata in un video, che vi proponiamo di seguito. Per quanto riguarda Winding Refn, la questione del “realismo” nelle sue pellicole è rintracciabile sin dagli esordi, a partire dalla spettacolare trilogia di Pusher, diventata, in breve, un vero e proprio cult. Siamo molto curiosi di vedere la sua prossima prova dietro la macchina da presa: The neon demon.