In piazza Bra a Verona (dov’è ubicata la famosa Arena), più precisamente all’imbocco di corso Porta Nuova, è collocato un busto bronzeo di William Shakespeare e, accanto, una targa con riportato un frammento del terzo atto (scena terza) di Romeo e Giulietta, alla cui storia la città scaligera deve senz’altro buona parte della sua notorietà: «Non esiste mondo fuor dalle mura di Verona, ma solo purgatorio, tortura, inferno. Chi è bandito da qui è bandito dal mondo e l’esilio dal mondo è morte». A tratti vien da pensare che è vero, perché Verona è una città meravigliosa. E, invece, è stata anche teatro di alcuni fatti di sangue piuttosto misteriosi, che Nicola Ruffo e Chiara Begnini hanno trattato e approfondito in un interessante volume uscito per Delmiglio Editore, Nero veronese.
Un libro che non mancherà di coinvolgere chi conosce la città e i suoi dintorni, ma destinato a incuriosire anche chi non è mai stato a Verona. La peculiarità del testo è di aver portato alla luce fatti in realtà poco conosciuti, alcuni di carattere prettamente locale, altri di ben più ampia incidenza: pensiamo solo al saggio in cui la Begnini ha raccontato le tragiche vicende della famiglia Salgari, dello scrittore, Emilio, noto in tutto il mondo per le fantastiche avventure della Tigre della Malesia, Sandokan, ma piuttosto sfortunato sul versante privato. Come è stato evidenziato nella prefazione, sarebbe scorretto considerare Verona una città con un alto tasso di criminalità, anzi, gli episodi violenti furono in passato abbastanza limitati: forse proprio per questo motivo alcuni dei delitti narrati in Nero veronese sono passati un po’ sotto silenzio, ma questo non li ha resi meno oscuri e, per certi versi, affascinanti. Insomma, Verona ha una sua «anima noir»: c’è la storia di Giuseppina, prostituta massacrata in circostanze ancora tutte da chiarire, oppure quella di una giovane infelice di nome Fiordalice. E, ancora, Aleandro Aleardi in Un’ora della mia giovinezza ricorda una povera pastorella di Monte di Sant’Ambrogio di Valpolicella, Caterina Cavalleri, un nome che, senza il contributo del poeta, sarebbe stato sicuramente dimenticato dai posteri e a cui Ruffo ha dedicato alcune belle pagine.
Nero veronese raccoglie quindici casi di cronaca nera tra Ottocento e Novecento: il lavoro di Ruffo e Begnini è reso ancor più apprezzabile dal connubio tra approfondimento dei temi trattati e un linguaggio scorrevole. Nero veronese vanta una solida base storica, ossia una curata selezione di testimonianze e fonti documentate che costituiscono il punto di forza del volume, insieme al fascino insito nei singoli episodi trattati (inoltre, ringrazio la Begnini perché, dopo aver vissuto a Verona per quattro anni, ho finalmente scoperto il motivo preciso per cui in Piazza dei Signori c’è una statua di Dante – lo trovate nel capitolo La baionetta austriaca). Se state progettando un giretto per Verona e dintorni, questa lettura potrebbe di certo interessarvi: alcune delle vostre tappe potrebbero essere proprio in questi “luoghi del mistero”.
9788896305492