Inge Feltrinelli ricorda Günter Grass, autore premio Nobel scomparso ieri, all’età di 87 anni.
«Gigante della letteratura, un cuoco fantastico, un vecchio antagonista di tutto», così la terza moglie di Giangiacomo Feltrinelli e attuale presidente della Feltrinelli, ha descritto l’autore de Il tamburo di latta, che fu proprio la casa editrice milanese a pubblicare per la prima volta in Italia. «Ho perso un grande amico. Il miglior talento della Germania fino a oggi. Non ce ne sono altri come lui. Era enorme come Nadine Gordimer, come Gabriel García Márquez» (fonte ANSA). Ricordiamo che Inge Feltrinelli è anche una fotografa e, tra i suoi scatti più celebri, c’è anche quello di Grass (tra gli altri, anche quelli di Ernest Hemingway, Allen Ginsberg, Pablo Picasso e Chagall).
Grass era nato a Danzica nel 1927. Da sempre politicamente impegnato, simpatizzante della Sinistra tedesca, è stato un acuto osservatore delle trasformazioni sociali e culturali del suo paese. Partendo dal Nazismo, ha attraversato con la sua opera la storia del boom economico tedesco, del Muro di Berlino (evidenziando le ripercussioni di tale divisione) e del ’68 in Germania. Nel 1959 divenne famoso grazie a Il tamburo di latta, suo romanzo d’esordio e parte della trilogia di Danzica (insieme a Gatto e topo e Anni di cane), che racconta la storia di Oskar, rinchiuso in un manicomio poiché fisicamente deforme (all’età di tre anni ha deciso di non crescere mai più), il quale ricorda la storia della sua vita, scandita dal rumore di un tamburo di latta.
Grass fece scandalo nel 2006 con la sua autobiografia, Sbucciando la cipolla, in cui confessò la sua partecipazione come volontario nelle SS a Danzica (per l’autore quello fu un «errore di gioventù»,«un motivo comune per quelli della mia generazione, un modo per girare l’angolo e voltare le spalle ai genitori»). Dal 2012, gli è stato impedito l’ingresso in Israele, in quanto “persona non gradita”, dopo aver accusato in un suo poema in prosa il Paese di essere una minaccia per la pace nel mondo a causa del suo arsenale, oltre che per la sua politica nei confronti dell’Iran.