Child 44 è ambientato nella Russia degli anni Cinquanta. Protagonista della pellicola diretta da Daniel Espinosa (e prodotta da Ridley Scott) è Tom Hardy nei panni di Leo Demidov, agente dei servizi segreti russi alla ricerca di un killer di bambini. Lo Stato, però, fa di tutto per impedire le sue indagini, non volendo riconoscere la presenza in territorio sovietico, ormai libero dal “male capitalista”, di un assassino seriale.
Il lungometraggio, tratto dall’omonimo bestseller di Tom Rob Smith (in Italia pubblicato da Sperling & Kupfer), uscirà nelle nostre sale il prossimo 30 aprile e, accanto a Hardy, troveremo anche Noomi Rapace, Gary Oldman, Joel Kinnaman, Vincent Cassel, Jason Clarke, Paddy Considine, Dev Patel. Tuttavia, il ministro Vladimir Medinsky ha bandito il film dalle sale russe, vietandone tassativamente la proiezione. Il motivo ufficiale è il ritratto negativo che viene proposto del popolo russo («dipinge i sovietici come una sottocategoria umana immorale, una massa di orchi assetati di sangue, una massa di spiriti malvagi») e della stessa Russia, che, in passato, è stata paragonata da alcuni critici al regno di Mordor, presente ne Il signore degli anelli (Tolkien, in realtà, avrebbe smentito questa analogia, che però ha continuato a circolare per anni). Inoltre, per il ministro è inaccettabile che Child 44 venga proposto proprio in occasione del 70esimo anniversario della vittoria russa sui Nazisti.
Prima di essere ritirato del tutto, il film aveva già subito dei tagli che, a quanto pare, non sono stati sufficienti. Non solo: è stato reso noto che, in futuro, tutti i film con contenuti di carattere sociale saranno controllati prima di essere distribuiti. In realtà, Child 44 era già stato segnalato per alcuni passaggi, secondo alcuni, non esattamente corretti da un punto di vista storico: tuttavia, la censura si configura come una soluzione decisamente eccessiva, soprattutto per quanto riguarda i prodotti cinematografici, in cui reale e fittizio s’intrecciano spesso. Stessa sorte era comunque toccata lo scorso anno a Leviathan di Andrej Zvjagincev, vincitore del Golden Globe, ma che non era per nulla piaciuto alle autorità russe. Ancora una volta era stato Medinsky a descrivere Leviathan come «estremamente opportunista nella sua ricerca di successo internazionale», affermando che pellicole come quella di Zvjagincev non avrebbero più ricevuto contributi da parte del governo per venire realizzate. Insomma, quella della censura sta ormai diventando più una regola che un’eccezione.