È stata presentata ieri, all’Auditorium Parco della Musica di Roma, la versione restaurata de Il giardino dei Finzi-Contini, capolavoro di Vittorio De Sica, premiato come miglior film straniero agli Oscar del ’72. Il restauro è stato promosso dal marchio Antony Morato, da Manuel De Sica (co-autore delle musiche, scomparso lo scorso dicembre), dalla Minerva Pictures, da Movietime e dal direttore della fotografia Ennio Guarnieri.
La pellicola è tratta dall’omonimo libro di Giorgio Bassani e racconta la storia di una benestante famiglia di ebrei, che vive in un dorato isolamento in una villa ferrarese durante la Seconda guerra mondiale, salvo poi subire l’orrore delle leggi razziali e della deportazione. Alla proiezione era presente anche il figlio di De Sica, Christian, che si è detto particolarmente emozionato dell’evento: «È un film a cui sono legatissimo e che mi ricorda la mia famiglia, sono stato sul set a Roma e a Ferrara quando papà l’ha girato. È stato un lavoro importante per lui, il film lo doveva fare Zurlini. Tanti erano scettici, papà aveva sempre lavorato con Cesare Zavattini, con cui aveva un legame strettissimo. Ma in questa occasione lavorò con Ugo Pirro e vinse l’Oscar» ha raccontato (fonte la Repubblica).
E ancora «La differenza che c’è tra il film di papà e gli altri dedicati alla Shoah è che in Il giardino dei Finzi-Contini non c’è la consapevolezza di quello che sta accadendo, non viene rappresentato l’orrore. Micol e i suoi amici vivono spensierati, leggendo Cocteau, giocando a tennis, organizzando cene. Quando tutta la famiglia viene condotta nella scuola e poi divisa per essere deportata è un momento che lascia senza respiro, perché per tutto il film papà ti fa capire il senso della tragedia imminente, ma senza mostrare nulla di esplicito».