Sostiene Pereira, di Antonio Tabucchi, è un romanzo impregnato di morte. Il suo fantasma fa capolino sin dall’incipit: mentre la città «letteralmente scintillava sotto la sua finestra», l’anziano e pingue protagonista riflette sull’anima e sull’immortalità della carne (nella quale, precisa, non crede).
L’orizzonte è gravido di presagi oscuri. Siamo nel 1938: il Portogallo è funestato dalla dittatura salazarista, nella vicina Spagna i repubblicani combattono contro i golpisti di Franco e l’Europa viaggia a fari spenti nella notte dei totalitarismi, diretta a folle velocità verso il baratro della Seconda guerra mondiale. Pereira, ex cronista di nera ed ora curatore della sezione culturale del «Lisboa» (giornale filo-cattolico e di regime), conosce il giovane Monteiro Rossi e Marta, la donna che questi ama. Sono due ribelli, hanno abbracciato “la causa”. Ma al giornalista, all’inizio, “la causa” non interessa. È un uomo pigro, debole di cuore, Pereira: trascorre le giornate a scrivere necrologi di grandi scrittori (ancora vivi) e a tradurre racconti di autori francesi, tra una chiacchierata col ritratto della moglie morta e un bicchiere di limonata fresca, unico rimedio contro il caldo di un agosto torrido. A parole, insomma, della politica non gli importa.
La vicinanza con Rossi, tuttavia, smuove qualcosa in lui. Una lenta presa di coscienza: è di questo che tratta in primis il romanzo, pubblicato da Feltrinelli nel 1994. La “testimonianza” offerta dall’anti-eroe tabucchiano (il «sostiene Pereira» è un intercalare frequente, che scandisce un ritmo sinuoso, quasi da ballata) è il resoconto di un uomo qualunque dinanzi al tribunale della Storia (e della Letteratura), di un intellettuale che, in tempi di barbarie, ha un rigurgito di coscienza e sceglie l’azione. La morte è, immancabilmente, la scintilla: il pestaggio da parte di una squadraccia nera del povero Rossi, che Pereira aveva ospitato in casa perché braccato dalla polizia, scuote definitivamente il protagonista, spingendolo all’azione. La quale non ha i connotati dell’impresa violenta ma della beffa, sorta di commiato prima dell’esilio (volontario) in Francia.
Pur segnando l’irruzione della Storia e della Politica nel mondo sensuale e “sospeso” di Tabucchi, Sostiene Pereira conserva comunque i tipici aromi sudisti della sua letteratura, sulla scia del precedente Requiem (1992). Un romanzo indimenticabile, entrato a pieno titolo tra i classici della letteratura italiana.
9788807813818