Il 27 e 28 maggio, distribuito da Microcinema, arriverà nelle sale Faber in Sardegna & L’ultimo concerto di Fabrizio De André, un doppio appuntamento in un unico documentario con protagonista Fabrizio De André.
«Mi sento più contadino che musicista. Questo è il mio porto, il mio punto d’arrivo. Qui voglio vivere, diventare vecchio» diceva Faber e, nei suoi pensieri, c’era L’Agnata a Tempio Pausania. Faber in Sardegna racconta il rapporto del cantautore genovese con l’isola, compreso l’episodio del rapimento avvenuto nell’agosto del ’79: De André fu rapito con l’allora compagna Dori Ghezzi (diventata sua moglie nell’89) dall’anonima sequestri sarda. I due vennero tenuti prigionieri per circa quattro mesi e liberati dopo il pagamento di un riscatto (550 milioni di lire). L’esperienza ispirò a De André un suo famoso album, conosciuto come L’indiano (il titolo ufficiale era Fabrizio De André), per l’immagine di copertina che ritrae un nativo americano a cavallo. Nel disco, scritto con Massimo Bubola, viene tracciato un confronto tra il popolo sardo e quello dei pellerossa e trovano spazio brani come Hotel Supramonte, con chiari riferimenti al sequestro.
L’ultimo concerto di Fabrizio De Andrè, invece, richiama l‘ultimo concerto che De Andrè tenne al teatro Brancaccio di Roma il 13 e 14 febbraio 1998.
A questo link trovate maggiori info sull’evento cinematografico. Di seguito, Quello che non ho, tratto proprio da L’indiano: