Nei film di John Waters pare non conoscere limiti quello che, in genere, verrebbe definito «cattivo gusto» e che, al contrario, è una tendenza alla provocazione che costituisce il marchio di fabbrica dell’intera produzione del regista. Quella di Waters è una fortunata carriera nel cinema indipendente americano, iniziata negli anni Sessanta insieme all’amico Divine, una delle icone gay più famose della storia del cinema, celebre per lo stile stravagante, ai limiti del trash.
Quando gira La signora ammazzatutti, Waters esordì affermando che si trattava di una storia vera. In realtà la sua è stata solo una trovata pubblicitaria, utile a promuovere un lungometraggio divertente, a tratti quasi surreale: una storia davvero bizzarra, con protagonista una classica massaia della classe media americana (interpretata da Kathleen Turner), tale Beverly Sutphin, una donna ordinata e irreprensibile, ottima moglie e madre di famiglia, che nasconde un pericoloso disturbo. Infatti, la donna è una psicopatica che uccide tutti quelli che costituiscono una minaccia alla sua idilliaca visione del mondo. Quelli di Beverly sono omicidi del tutto illogici, perpetrati per delle inezie: dal ragazzo che rifiuta un appuntamento alla figlia Misty, all’amico del figlio Chip, reo di non indossare mai la cintura di sicurezza mentre guida. È chiaro che i problemi mentali di Beverly spaventano tutta la famiglia, dal marito ai due figli, ma è divertente constatare come Waters abbia trattato un caso del genere con ironia, con Chip che, per la sua sfrenata passione per i film dell’orrore, diventa un ammiratore della serial mom, mentre Misty flirta con un giornalista, proprio mentre la madre è in mezzo ai casini.
Ma al di là del sarcasmo, che è servito da espediente a Waters per avvicinare un pubblico più vasto ai suoi lavori, La signora ammazzatutti, così come i precedenti Cry Baby o Grasso è bello, è un film che riflette sulle apparenze di cui è schiava la società americana, dove, ed è il caso di dirlo, non è tutto oro quel che luccica. In Cry Baby vi era una netta distinzione tra ordine e caos, con da una parte i borghesi benpensanti e dall’altra la banda di teppisti, con a capo Cry Baby (interpretato da un giovanissimo Johnny Depp): questa dicotomia è presente anche ne La signora ammazzatutti, dove chiunque è pronto ad accusare Beverly, rimanendo, allo stesso tempo, affascinato dall’impatto mediatico provocato dai suoi crimini. Le stesse fobie del carattere rappresentano una pungente satira contro certi luoghi comuni e preconcetti americani, un attacco a un sistema ipocrita e moralista, eppure sorprendentemente capace di speculare sul suo stesso marcio.