I segreti di Twin Peaks: il surrealismo via cavo di David Lynch

Erano gli anni ’90 quando David Lynch, assieme a Mark Frost, lanciava sui canali via cavo la sua serie televisiva, Twin Peaks (I segreti di Twin Peaks in Italia). Sono passati più di vent’anni da allora ed il pubblico odierno è ormai abituato ad uno standard televisivo decisamente alto in termini di qualità: la serialità televisiva si è dimostrata capace di arrivare a livelli qualitativi pari a quelli del cinema (come esempio si pensi alle eccellenti produzioni della HBO), sfruttando sceneggiature accattivanti, avendo una particolare attenzione per la scenografia ed il sonoro e affidandosi a registi o attori di alto livello, non di rado già premiati in festival internazionali. Questa premessa è doverosa: perché il mondo delle fiction deve in realtà molto al successo di Twin Peaks, serie che, più di tante altre coeve o precedenti, ha contribuito ad aumentare lo standard di un mezzo, quello televisivo, sino ad allora considerato piuttosto distante dal cinematografico (essendo appunto quest’ultimo ritenuto più di valore).

I 30 episodi, di cui sei scritti e diretti dallo stesso Lynch, hanno portato sullo schermo una storia dal tono ambiguo, entrando in un terreno fino ad allora inesplorato dalla TV via cavo: se la trama da un lato potrebbe far pensare ad una tradizionale soap opera all’americana, ambientata in un mondo tanto idillico da sembrare finto, dall’altro Twin Peaks mostra gli aspetti più oscuri di tale società e ne rende protagonisti i suoi segreti, nascosti sotto la superficie. Al centro del mistero, la scomparsa di una giovane ragazza, la bella Laura Palmer, apparentemente amata da tutti in paese eppure dedita ad una seconda vita nascosta, corrotta e dissoluta. Ad indagare viene chiamato Dale Cooper (interpretato dall’attore feticcio di Lynch Kyle MacLachlan), agente dell’FBI noto per i suoi metodi deduttivi non ortodossi, in seguito aiutato dallo sceriffo di Twin Peaks Truman e da alcuni altri personaggi legati a Laura, gradualmente introdotti con l’avanzare dell’indagine.

Se le premesse sembrano banali, la serie non può certo deludere chi si aspetti qualcosa di più che una semplice storia di omicidi irrisolti: la fiction risente infatti pesantemente (e in questo sta il suo fascino) dello stile surreale, onirico, bizzarro del creatore David Lynch, che ha avuto una certa libertà nel gestire la serie (almeno per quanto riguarda la prima stagione), anche grazie all’amicizia con il produttore Mark Frost, che ha saputo aprire la strada ad un regista non considerato tra i più sicuri investimenti, data la sua fama di autore non convenzionale. Vediamo dunque in seguito alcuni tra i motivi che hanno garantito a questa serie il suo successo e che ne individuano l’assoluta unicità, rendendola un vero e proprio fenomeno di culto resistito fino ad oggi, diventando nel frattempo un modello per svariate produzioni successive.

twin-peaks

 

Il mistero di Laura Palmer

L’iconica fotografia della giovane Laura è diventata il più comune simbolo di Twin Peaks. La serie inizia con il ritrovamento del suo cadavere e la sua foto, in veste di reginetta della scuola, permane nei titoli di coda di ogni episodio, come a voler ricordare che, in fondo, al centro di ogni mistero c’è la sua figura, la sua (presunta) innocenza violata che ha portato l’FBI (nella figura protagonista dell’agente Cooper) ad indagare all’interno della piccola comunità di Twin Peaks. L’elemento investigativo non è mai lasciato in secondo piano e questo garantisce ad alcuni episodi della fiction veri e propri ritmi da thriller (non è un caso che, tra i vari indiretti eredi di Twin Peaks, vi sia la serie di culto X-Files, incentrata sull’operato di agenti dell’FBI alle prese con elementi paranormali, ma anche Desperate Housewives e la recente Wayward Pines), resi però peculiari dal fatto che, più fitta si fa la ricerca, più vaga e assurda pare la soluzione del caso. La figura della giovane Laura introduce poi ad una tematica presente in molte opere di Lynch, perfettamente descritta dalla metaforica introduzione a Velluto blu: la consapevolezza dell’esistenza di un mondo oscuro, sotterraneo e celato da una facciata pulita, come quella appunto dei pacifici abitanti dell’inviolata Twin Peaks e della stessa ragazza, che in realtà scopriamo essere vittima di una grave dipendenza da droga. Lynch ci porta sotto quella superficie, rivelando terribili segreti e svelando la personalità ambigua di personaggi apparentemente insospettabili. Il male va insomma cercato dietro ogni angolo: non ci sorprenda trovarlo dietro le angeliche sembianze di una Laura Palmer.

(Laura Palmer, "reginetta" della scuola)
(Laura Palmer, “reginetta” della scuola)

 

Il surrealismo “lynchiano”

Lynch non può fare a meno di porre il proprio personale tocco su ogni opera da lui creata e Twin Peaks non fa certo eccezione. Dai misteriosi annunci della saggia “Signora col ceppo” alle oniriche atmosfere della Loggia nera, la serie pullula di riferimenti simbolici più o meno occulti e di situazioni apparentemente lasciate prive di spiegazione. È sicuramente l’elemento più caratteristico della fiction di Lynch, questo suo essere collocata tra realtà (l’investigazione di crimini, i problemi legati alla vita di tutti i giorni, le crisi umane affrontate da alcuni personaggi) e fantasia: tanto quanto lo spettatore, i protagonisti sono costretti a trovarsi innanzi a sfide che non richiedono procedimenti mentali razionali quanto piuttosto una mentalità più aperta, attenta all’elemento inspiegabile che è, in fondo, alla radice del mistero attorno a cui è costruita la storia. Lynch, maestro nel costruire materiale lontano dalla più comune concezione di “realtà”, sfrutta al meglio le musiche e la propria cura per il colore e l’illuminazione, arrivando a concepire un ambiente fuori dal mondo, come appunto può essere definita la Loggia nera, luogo che più di ogni altro incarna questo stile: un labirinto di tende rosso sangue e dalla peculiare pavimentazione a grottesca, alloggio segreto per le bizzarre entità (spiriti benigni o incubi?) aventi in mano le redini del grande mistero legato alla comunità di Twin Peaks. L’estetica generale della fiction è talmente peculiare che la critica ha parlato di una perfetta commistione tra “soap opera” e “art film”, caso unico nel mondo delle serie televisive il cui primato resta ancora oggi alla creazione lynchiana.

(l'agente Dale Cooper all'interno della Loggia Nera)
(l’agente Dale Cooper all’interno della Loggia Nera)

 

La colonna sonora

David Lynch e il compositore Angelo Badalamenti costituiscono un coppia di lavoro formidabile: a partire da Velluto blu fino a Mulholland Drive, i due hanno collaborato assieme. Lynch descrive la sua affinità con il musicista raccontando il loro metodo di lavoro: da un lato lui, Lynch, parla di un argomento qualunque ad Angelo, mentre lui compone musica su propria ispirazione, lasciandosi trasportare dall’atmosfera del momento. Le melodie di Badalamenti sono uno degli elementi fondanti del surrealismo di impronta lynchiana: oniriche, avvolgenti, a tratti incalzanti ma sempre lasciate su toni vellutati, in genere malinconici e sinistri, spesso inquietanti nel loro ripetersi ciclicamente all’interno delle serie nei momenti più oscuri, talvolta più fragili e giocosi, quasi come un carillon, quando invece l’accompagnamento musicale ci riporta al sereno e idillico mondo della “superficie”. Il compositore descrive la sua musica come “tragically beautiful”: non sapremmo in effetti utilizzare un aggettivo migliore. Una colonna sonora decisamente di alto valore, che contribuisce perfettamente a circondare le vicende di un’aura misterica e ad immergere Twin Peaks in un’altra dimensione.

 

Le location

«C’è una specie di malattia nell’aria. Qualcosa di molto, molto strano tra questi vecchi boschi. Puoi chiamarla come vuoi. Una maledizione. Una presenza. Assume forme diverse, ma è stata tenuta lontana da qui da tempo immemorabile. E noi siamo sempre pronti a combatterla.» Questa descrizione dello sceriffo Truman ci fa comprende quanto l’ambiente ricopra un ruolo fondamentale in una fiction come Twin Peaks. In un certo senso, la cittadina stessa, con i fitti boschi d’abete e le grandi montagne a separarla dal resto del mondo, è protagonista della serie, che non a caso prende il nome proprio dalla località dove sono ambientate le vicende (scelta che ritroviamo in film successivi, i titoli dei quali fanno riferimento alla toponomastica). È interessare osservare come ad ogni personaggio corrisponda uno specifico e riconoscibile luogo, tanto da definire una geografia piuttosto precisa: la segheria di Josie Packard, l’hotel Great Northern della famiglia Horne, l’ufficio dello sceriffo, il Double R Diner luogo di ristoro favorito da Dale, la stessa foresta circostante e diversi altri, luoghi che uniscono caratteristiche tipiche dell’America borghese con accenti più selvatici, dovuti alla stretta vicinanza con ambienti montani. Ambiente d’eccezione è poi la Loggia nera, per la quale il genio creativo di Lynch si è sbizzarrito, dando origine ad uno spazio interno caratterizzato da un predominante colore rosso, altamente suggestivo e dotato di un suo fascino onirico alimentato dalla presenza di alcuni suoi abitanti, tra i quali il Nano e lo spirito malvagio conosciuto come Bob. Riguardo gli esterni, la ricerca di un ambiente adatto, dotato in particolare di un proprio alone di mistero caratteristico dei luoghi boschivi, si è fermata nello stato di Washington, parte del territorio americano confinante col Canada. Tra le location principali, due cittadine della Contea di King, Snoqualmie (località conosciuta per le cascate, uno scorcio ricorrente nella serie) e North Bend. Per ulteriori dettagli e curiosità in merito alle location più riconoscibili di Twin Peaks, consigliamo di dare un’occhiata a questo indirizzo.

(le cascate di Snoqualmie, nello stato di Washington)
(le cascate di Snoqualmie, nello stato di Washington)

 

Tra orrore…

Già si è detto riguardo l’elemento surreale, frutto del genio astratto di Lynch, ma senza dubbio Twin Peaks lega questo elemento ad atmosfere oscure che possono genere nello spettatore una sensazione mista di confusione e orrore. Non è, ad esempio, difficile immaginare come nemesi di un film horror un’entità malvagia quale Bob, uno degli spiriti della Loggia nera e principale antagonista della serie. Il regista spesso parte dall’ambiente onirico per porci di fronte a visioni d’incubo: gli spazi della Loggia nera racchiudono minacce misteriose e le oscure ammonizioni della Signora ceppo sembrano avvertire Dale e compagni che qualcosa non quadra, sotto la facciata pacifica di Twin Peaks. Questo tipo di accento orrorifico non costituisce certo una novità per un regista come Lynch, che ha fatto dell’inquietudine e del grottesco il suo marchio di fabbrica, portando in scena il disturbante, condito col surreale, l’orrido, contrapposto al bello e al puro. Dagli esordi di Eraserhead fino all’inquietante Mulholland Drive, il cinema di Lynch è stato capace di calare lo spettatore negli angoli più bui e perversi della mente umana, svelando il Male nascosto sotto la cortina di un apparente Bene.

(l'entità maligna Bob)
(l’entità maligna Bob)

 

…e ironia

Se per “grottesco” intendiamo l’unione tra l’elemento del terrore e quello dell’ironia, è allora certamente un aggettivo appropriato per descrivere una serie come Twin Peaks. Nei film di Lynch è comune una rappresentazione affettuosamente stereotipata della più tradizionale società americana, utile al regista soprattutto per porre le fondamenta di un qualcosa di idillico, “preconfezionato” e perfetto, destinato poi ad essere violato da un qualche violento turbamento; è con questi stereotipi che Lynch gioca, aggiungendo spesso toni umoristici alle situazioni più surreali. Ma l’ironia è costruita anche sull’assurdità di alcuni personaggi, vere e proprie maschere che Lynch si diverte a disseminare un po’ in ogni sua opera. Twin Peaks è un ottimo esempio, essendo la serie ricca di personaggi dai comportamenti più e meno caricaturali, partendo dallo stesso agente Cooper (esagerata la sua fissazione per il caffè e anticonvenzionali i suoi metodi investigativi), passando per individui dalle varie sfaccettature bizzarre, dotati di tic o manie o persino menomazioni particolari. In Twin Peaks non mancano dunque i momenti esilaranti, ma non va dimenticato che anche l’ironia rientra nello stile particolarissimo del regista, nella sua volontà di creare mondi dotati di una loro forza vitale autonoma, governati da inspiegabili leggi e nei quali la “normalità” comunemente intesa non può trovare spazio, sostituita dal gusto del grottesco che domina su tutta l’opera.

(l'agente Gordon Cole interpretato dal regista David Lynch e la cameriera Shelly)
(l’agente Gordon Cole interpretato dal regista David Lynch e la cameriera Shelly)

 

Il cast

Raramente sulla scena televisiva si era vista in precedenza una simile cura nella scelta del cast: i personaggi sono numerosi, come è di norma richiesto da una serie televisiva, ma ognuno unico a proprio modo, dotato di una personalità definita che aiuta lo spettatore ad avvicinarvisi e a prendere interesse nella complessa narrazione della serie. Nel cast alcuni nomi risaltano in particolar modo: attori già familiari a Lynch sono Jack Nance (Eraserhead) e Kyle MacLachlan (Dune, Velluto blu); rese celebri da questa serie sono sicuramente le “ragazze di Twin Peaks”, la bella Sheryl Lee (il volto di Laura Palmer), Lara Flynn Boyle (l’amica di Laura, Donna), Sherilyn Fenn (la figlia del proprietario dell’hotel, Audrey Horne), Mädchen Amick (la cameriera Shelly). La scelta di attrici di grande fascino è un’altra caratteristica di Lynch (di “dive” la sua filmografia è ricca, da Isabella Rossellini alla coppia Naomi Watts/Laura Harring in Mulholland Drive) e qui risente di un’ispirazione particolare del regista che, prima di Twin Peaks, aveva intenzione di produrre con Frost un biopic sulla diva per eccellenza, Marilyn Monroe: una traccia di questo progetto può essere identificata nella figura di Laura Palmer. Tornando al cast, degni di menzione sono Piper Laurie (vincitrice del Golden Globe per la sua interpretazione di Catherine Martell), Peggy Lipton (nel ruolo della proprietaria del Diner, Norma), Ray Wise (Leland, il folle padre di Laura), Michael J. Anderson (l’enigmatico Nano della Loggia nera), Frank Silva (arredatore del set, ottenne il ruolo del cattivo Bob perché erroneamente era entrato in un’inquadratura), Catherine E. Coulson (la Signora del ceppo, uno dei personaggi emblematici di Twin Peaks), Kenneth Welsh (nel ruolo dell’antagonista “umano” Windom Earle, accecato dalla vendetta nei confronti di Cooper per un episodio del loro passato). In parte non si tratta di attori di altissimo livello professionale, ma Lynch notoriamente non ha mai dimostrato grande interesse nei confronti della bravura attoriale, scegliendo invece il cast seguendo il proprio istinto: una scelta che, nel caso di Lynch (in grado di tirare fuori il meglio da ogni attore), si rivela sempre di grande successo.

(Lara Flynn Boyle, Sherilyn Fenn e Mädchen Amick)
(Lara Flynn Boyle, Sherilyn Fenn e Mädchen Amick)

 

L’interesse nei confronti della serie è stato rinnovato in tempi recenti grazie all’uscita di un’edizione speciale (Twin Peaks: The entire mystery), un cofanetto contenente episodi inediti, contenuti extra ed un film-prequel, Fuoco cammina con me, diretto da Lynch nel 1992 e la cui trama si concentra sull’ultima settimana di vita di Laura Palmer, precedendo dunque l’episodio pilota della serie. Per un’analisi più dettagliata di questo interessante film (nonostante lo scarso successo che ebbe nella sale lo si può ritenere un film molto ben riuscito, più crudo di Twin Peaks ma parimenti surreale) rimandiamo alla nostra recensione. Per chi invece già è un appassionato della serie, ricordiamo voci recenti emesse da Lynch e Frost sui social network: pare che l’idea, maturata per lungo tempo, di una terza stagione sia sempre più concreta.

UPDATE 6 ottobre 2014: Ed effettivamente David Lynch ha annunciato la terza stagione di Twin Peaks. Leggete qui i primi particolari.

UPDATE 7 aprile 2015: Dopo un’affermazione dello stesso David Lynch, sembra ormai certo che non sarà lui il regista della eventuale terza stagione. La casa di produzione Showtime si è detta decisa a trovare un accordo con Lynch, ma pare proprio che la regia non sarà affidata al “padre” di Twin Peaks.

UPDATE 18 dicembre 2015: Sulla spinta dell’entusiasmo dimostrato dai tantissimi appassionati della serie, David Lynch ha ottenuto un accordo con la casa di produzione Showtime, come comunicato a Maggio. Gli episodi della nuova stagione saranno più dei 9 inizialmente promessi (si parla di 18 episodi) e negli ultimi giorni, per stimolare ulteriormente i fan della serie, è stata persino rilasciata una piccola anticipazione della terza stagione: un teaser trailer, di cui parliamo qui.

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