Negli ultimi giorni potreste esservi imbattuti nell’hashtag #salviamoLucioBattisti. Tutto è nato da alcuni articoli, in cui si parla di un Battisti “vietato”. Cosa significa?
Il bersaglio della polemica (o, meglio, di alcuni polemici) è sempre lei, Grazia Letizia Veronese, la vedova di Battisti. “Sempre”, perché la polemica sull’eredità artistica di Battisti viene ripresa ciclicamente sui media nazionali. La guerra tra gli eredi del cantante e chi utilizza, in modo più o meno lecito, la sua musica è da sempre aperta, pensiamo solo ai video su Youtube caricati e poi rimossi e alla diatriba col paroliere Mogol. Questa ormai vecchia storia è stata ora ripresa principalmente da la Repubblica (ma citiamo anche Salvate Lucio Battisti di Paolo Giordano su Il Giornale) in una serie di articoli (e in una lettera aperta alla Veronese) che partono dalla battaglia legale del 2011 tra Edizioni Musicali Acqua Azzurra, la società che detiene i diritti delle canzoni di Lucio Battisti, e la Sony.
Leggiamo in un articolo firmato da Valeria Rusconi: «L’etichetta viene portata in tribunale per aver pubblicato due raccolte, Le avventure di Lucio Battisti e Mogol e Le avventure di Lucio Battisti e Mogol 2, inserendo, nei libretti dei cd, i testi dei brani senza chiedere l’autorizzazione agli eredi». Sempre nel 2011, lo scontro con Mogol: «Al centro della diatriba questa volta c’è un brano inedito, Il paradiso non è qui, scritto dalla coppia Battisti-Mogol alla fine degli anni Settanta e mai ufficialmente pubblicato. La canzone, che non è neppure registrata alla Siae, sarebbe dovuta diventare la grande sorpresa dell’ultima edizione del Premio Mogol […]. L’indisponibilità degli eredi, cioè di Grazia Letizia e di Luca Filippo [il figlio di Battisti, ndr], non è tardata a palesarsi. Nessuna spiegazione precisa alla Rai, soltanto due lettere: “No”».
Un altro momento di attrito tra la famiglia di Battisti e, questa volta, il pubblico è avvenuto quando la salma dell’artista, dapprima tumulata nel cimitero di Molteno, venne fatta cremare dalla ex moglie: «Sparisce il luogo terreno, simbolico, cattolico se si vuole, dove poterlo ricordare. Le sue ceneri sono custodite dalla Veronese e non esiste più un posto dove portare fiori, lettere, foto, dischi. Il tipico pellegrinaggio musicale che, ogni 9 settembre ma non solo, puntualmente avveniva».
La giornalista, poi, conclude con questa domanda: cosa può accadere, dunque, quando i detentori dei diritti di uno dei più grandi artisti italiani decidono di ostacolare «qualcosa di così potente, personale e libero come lo è la musica?». Nelle ultime ore, la questione è stata ripresa da altre testate e c’è chi ha appoggiato l’intervento del quotidiano, e chi, invece, ha espresso un’altra opinione. La domanda ora è: esiste davvero, secondo voi, un Lucio Battisti da salvare?
Esiste un Lucio Battisti da salvare?
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