Una trama narrativa essenziale, un linguaggio piano, personaggi scarnificati dei quali non è dato il nome preciso e non è tratteggiata compiutamente la storia. Questi sono i tratti letterari essenziali dell’ultimo romanzo di Sergio Claudio Perroni, Il principio della carezza, edito dalla casa editrice La nave di Teseo.
In una città qualunque, un uomo e una donna si incontrano casualmente e quasi beffardamente: lui è un lavavetri che non ha paura di stare sospeso a mezz’aria, lei una scrittrice che non riesce nemmeno ad affacciarsi dalla finestra del suo appartamento. Proprio davanti a questa finestra i due si conoscono, mentre l’uomo ne pulisce i vetri, si accostano fragilmente l’uno all’altra, opposti per occupazioni e approccio alla vita, complementari per affinità, lungo i complessi canali dell’ascolto e di una condivisione improvvisa. L’uomo nel corso del romanzo si assume autonomamente, per interagire con la donna, il nome di Angelo, lei quello di Ninfa. Nel racconto compaiono solo questi nomi (in realtà soprannomi), a cui si aggiunge di sfuggita quello della figlia dell’uomo, Jana.
I due personaggi, discreti e riservati, si incontrano spesso tra l’aria rarefatta dei piani alti. L’occasione del caffè, nata da mera cortesia da parte di Ninfa, si distende a diventare una prassi per scrutare dentro le vite di entrambi, per navigare, a rilento e con cautela, nel mare dei sogni, delle aspettative, delle paure, delle occasioni mancate, di quelle ignorate e di quelle agguantate. Questo mare, prima solo chiuso e ristretto nell’orizzonte individuale, finirà per diventare comune, passando dallo stupore alla gioia, dal pudore allo scambio emozionale consapevole.
Il punto di svolta nei rapporti tra i due si snoda alla fine del romanzo, quando l’uomo invita la donna a pranzare nella terrazza del palazzo. E proprio quando la narrazione si chiude comincia un dopo non riportato, il prosieguo naturale di un filo rosso di intese, dipanatosi sempre più dai primi incontri al pranzo.
Il principio della carezza non è un romanzo rosa, forgiato su dinamiche a metà tra il prevedibile e lo smielato. Risulta piuttosto come uno specchio, che, con uno stile pregnante e insieme elementare, rimanda senza fronzoli ai lettori l’immagine lieve delle varie sfumature caratteriali dei personaggi e riflette una delicatezza e un riserbo emotivo a cui non siamo – forse – più abituati.
9788893440196