Robert Eggers – The Witch

A dispetto di una locandina che cattura l’attenzione, ma che potrebbe anche far pensare al solito film horror che tratta di streghe e altri stereotipi del periodo estivo, The Witch, diretto da Robert Eggers e vincitore del premio per la migliore regia drammatica al Sundance Film Festival nel gennaio del 2015, nelle sale italiane dal 18 agosto, è un ottimo film.

La storia si svolge nel 1630 ed è ambientata nel New England, dove una famiglia di pellegrini profondamente credenti, composta dal padre William (Ralph Ineson), dalla madre Katherine (Kate Dickie), dalla figlia maggiore Thomasine (Anya Taylor-Joy), dal fratello Caleb (Harvey Scrimshaw) e dai due piccoli gemelli Mercy (Ellie Grainger) e Jonas (Lucas Dawson), decide di allontanarsi dalla loro colonia per vivere da soli ai margini di un bosco. Questo luogo, che all’inizio viene accolto come un dono dal Signore, sarà l’artefice della loro orrenda e misteriosa fine.

Molte cose rendono questo film degno di essere visto anche in una serata estiva troppo calda: un cast per più della metà molto giovane che risulta essere all’altezza della situazione, una scenografia perfetta per la vicenda raccontata e per l’atmosfera, una trama che, basandosi su delle fonti reali, è narrata con intelligenza, ed effetti sonori e musica che accompagnano e sottolineano in modo egregio e bellissimo le scene fondamentali del film.

Un film che non ricorre a stratagemmi tecnici per catturare l’attenzione e tenere il fruitore incollato allo schermo. Il cast, senza nulla togliere ai due adulti, colpisce per la spontanea bravura di Anya Taylor-Joy e Harvey Scrimshaw, entrambi agli inizi della loro carriera: ricchi di spontanea espressività riescono a rendere il clima di sottomissione e potere dei dogmi della religione.

La scenografia, in realtà spoglia perché costituita solo dalla radura dove la nostra famiglia costruisce la propria casa, dalle rive del fiume e dal bosco, regala a The Witch l’atmosfera misteriosa, magica e inquietante che ci immerge immediatamente nella consapevolezza che in quel bosco si nasconde qualcosa. Pronto ad uscirne alla prima occasione propizia.

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La trama di The Witch viaggia costantemente in bilico tra sacro e profano mescolandosi in maniera perfettamente orchestrata con le rigide regole della chiesa cattolica, con le imposizioni di una famiglia dedita alle dure leggi della Chiesa, con le gelosie di una donna cresciuta incastrata tra le rigide regole della religione e i suoi doveri di madre e moglie, e trasferendo le sue fragilità e debolezze sulla figlia maggiore che vede come rivale. Il tutto giocato attraverso i simboli del male che vengono usati senza risultare fuori posto come la lepre, il corvo e il capro.

Manifestazioni del Diavolo e delle sue amanti o dei timori, delle leggi, delle imposizioni, dell’ignoranza della gente dell’epoca? E la giovane protagonista è davvero la concubina di Satana o semplicemente è finalmente libera di esprimersi in una viscerale risata? È qui il gioco sottile che percorre il film, la sua enigmatica bellezza che s’incarna, infine, nello spoglio del corsetto di Thomasine libera finalmente di essere ciò che vuole e che lascia allo spettatore molte domande possibili di altrettante e diverse risposte.

Non mancano scene crude, anche molto crude, ma quelle più forti sono date dai gesti, dalle espressioni, dalla scena che si incunea nel nostro immaginario, dando forma e sostanza alle nostre credenze. The Witch è un film degno d’esser visto per chi ama le storie sulle streghe, i film in costume, una buona fotografia, il buon cinema, ma anche per altri tipi di di fruitori che usciranno dalle sale sicuramente con nitide immagini che non dimenticheranno né in fretta né facilmente.

Una postilla per il sito internet del film, molto ben fatto, che ricorda la scia di pubblicità per il fortunato evento che fu The Blair Witch Project del 2000.

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