"La teoria svedese dell'amore": Erik Gandini critica il modello basato su un'assoluta indipendenza

Erik Gandini lo conosciamo per aver firmato la regia di documentari come Videocracy -Basta apparire, incentrato sull’ascesa politica di Silvio Berlusconi e sul suo impero mediatico, capace di influenzare gli usi e costumi, la mentalità e l’ideologia politica del popolo italiano. Ora è il turno de La teoria svedese dell’amore, che arriverà nelle nostre sale il 22 settembre.

Com’è noto, la Svezia (e, più in generale, il modello scandinavo) si basa su una società moderna e ordinata, un esempio per gli altri Paesi. Nel suo film, Gandini compie un’analisi antropologica della realtà svedese, scoprendo che tale modello di perfezione ha le sue radici in un manifesto del ’72, il «Familjen i framtiden», concepito da Olof Palme con il suo partito socialdemocratico. Tale manifesto si fondava sull’idea che l’indipendenza era la base di ogni relazione umana autentica e, di conseguenza, di una società funzionale: indipendenza delle mogli dai mariti, dei figli dai padri, e via dicendo. Un concetto di autonomia che, col tempo, si è esteso a tutti gli strati della popolazione, in tutte le relazioni private e pubbliche, diventando uno dei tratti caratteristici del popolo svedese.
In realtà, un modello di questo tipo è oggi diffuso in buona parte dell’Europa, ma solo a livello ideologico, poiché, sul piano concreto, esso è stato attuato completamente solo in Svezia e negli altri paesi scandinavi. Gandini analizza non solo i pro, ma anche i contro di tale modello: da una parte, un’ideologia di questo tipo ha sviluppato un’autonomia che ha permesso a ciascuno di avere pari opportunità  (per esempio, in Svezia esiste la banca del seme più grande al mondo: sempre più donne decidono di avere figli tramite l’inseminazione artificiale, indipendentemente dalla presenza o meno di un padre nella vita del figlio); dall’altra, tale indipendenza ha sviluppato sempre di più un distacco dal prossimo: nessuno chiede più aiuto o si avvale del sostegno degli altri e sempre più persone vivono da sole.
Una vita senza difficoltà non è necessariamente una vita felice, spiega Zygmunt Bauman: così, Gandini riflette sul fatto che l’esistenza in Svezia senza dubbio manca di privazioni e problemi, ma è povera da un punto di vista relazionale e affettivo (in tal senso compie un rapporto con l’Africa, in cui la situazione è capovolta).
«Il progetto politico che ha portato a questa visione della vita all’epoca aveva senso: c’erano i mezzi economici per realizzarlo e l’idea era corretta, il welfare nato in Gran Bretagna ha trovato in Svezia la sua applicazione migliore. Il lato negativo di quel sistema è che produce una perdita di appartenenza e della vita di gruppo. E genera un forte senso di solitudine. Lo stesso modello si sta diffondendo in Italia, dove però la debolezza dello Stato rende ancora la famiglia il primo garante economico» ha spiegato Gandini, e ha aggiunto: «La via dell’indipendenza non porta alla felicità, ma a una vita vuota, insignificante, a una noia assoluta. La mia unica idea di società perfetta è la società che non crede mai di esserlo, quella che si mette in discussione. Una curiosità: secondo un’indagine del quotidiano Aftonbladet, la frequenza di rapporti sessuali in Svezia è diminuita del 24 per cento dal 1996. Cifre talmente allarmanti che hanno portato il ministro della Sanità ad annunciare un ambizioso progetto nazionale di studio sulla vita sessuale dei cittadini» (fonte Corriere.it/Bergamo).

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