Sergio Citti – Casotto

Il casotto è una cabina situata in una spiaggia libera di Ostia. È in questo scenario che Sergio Citti colloca i suoi personaggi, che vanno e vengono, regalando, di volta in volta, dei siparietti grotteschi, talvolta comici. Il soggetto e la sceneggiatura (quest’ultima firmata con Citti) di Casotto furono di Vincenzo Cerami, sceneggiatore di talento, ex allievo di Pasolini e marito della cugina dell’intellettuale, Graziella Chiarcossi. All’uscita il film non entusiasmò i critici, ma, col tempo, è diventato un vero e proprio titolo di culto, tanto che oggi viene definito addirittura un capolavoro.

Ci sono due amici (Gigi Proietti e Franco Citti) che cercano di concludere con due ragazze (soprannominate “Cappuccetto Rosso” e “il Lupo”) appena conosciute; altre due donne (Mariangela e Anna Melato) tentano di corrompere e sedurre un funzionario fissato con la castità, interpretato da Ugo Tognazzi; c’è poi la coppia di amanti che vuole consumare un rapporto sessuale proprio in quella cabina, venendo puntualmente interrotta sul più bello. Non mancano la squadra di atlete con a capo un severissimo allenatore, due soldati culturisti, un prete solitario (e con due peni) e una famigliola composta dai nonni (Paolo Stoppa e Flora Carabella), la nipotina incinta (una giovane Jodie Foster) e l’ingenuo cugino abruzzese Vincenzino (Michele Placido).

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Ovviamente Citti non racconta di una semplice giornata al mare. Tutti i personaggi vivono situazioni più o meno complicate e, sebbene diversi nelle loro vite quotidiane, nelle loro miserie umane sono legati da un sottile filo rosso (emblematica in tal senso è la foto di gruppo scattata da Ninetto Davoli). Casotto è sostanzialmente un film di “comparse”, anche se difficilmente si possono definire tali Melato, Tognazzi, Foster e buona parte del cast (segnaliamo pure un cameo di Catherine Deneuve): in realtà, quasi tutti gli attori recitarono pressoché gratis, in segno di amicizia e di stima nei confronti di Citti e del suo maestro Pasolini, barbaramente ucciso solo due anni prima. L’eccezione fu rappresentata dalla Foster (che comunque aveva apprezzato il precedente cinema di Citti), anche se il fatto di accettare la parte fu già di per sé un mezzo miracolo (stiamo parlando di un’attrice da poco nominata all’Oscar con Taxi driver di Martin Scorsese).

Con tono leggero, dialoghi brillanti e una narrazione cinematografica che non conosce tempi morti, Citti ritrae un’umanità fragile, disillusa e inconcludente, schiava delle proprie pulsioni (soprattutto sessuali) e convinta che da una casualità possa nascere la soluzione a tutti i suoi problemi. In realtà, il regista narra di illusioni ed equivoci, che terminano con un terribile acquazzone, che costringe tutti a recuperare le proprie cose dal casotto e a tornarsene a casa, dopo quella breve parentesi marittima.

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