Kubrick ha dimostrato uno specifico interesse ad affrontare il tema della guerra: tre i film dove questa propensione (genetica secondo Kubrick) umana all’iniziativa bellica è protagonista, da Orizzonti di gloria a Full metal jacket, passando per Il dottor Stranamore, il cui obiettivo è raccontare questa tematica attraverso la satira della black comedy, scelta intelligente e originale che fa di questo film una riflessione sulla guerra e assieme una grande commedia.
La storia ricalca quella del romanzo Allarme rosso di Peter George, opera di fantapolitica priva di intento ironico. Siamo nel secondo dopoguerra, un periodo di grande tensione a livello internazionale a causa dei contrasti ancora aperti tra le due maggiori potenze, Stati Uniti e Unione sovietica. In questo teso clima di guerra “fredda” si inserisce la volontà folle di un militare americano, il generale Ripper (Sterling Hayden), di attaccare basi russe attraverso l’attuazione non autorizzata del piano R, che prevede lo sgancio di bombe nucleari sul territorio nemico in caso di attacco sovietico (una procedura prevista per soli scopi difensivi).
L’irrevocabilità del piano R sarà causa di gag tra il tragico e l’esilarante, aventi luogo nell’ufficio di Ripper e nella Stanza della Guerra dove sono riuniti il presidente degli Stati Uniti (Peter Sellers) e il suo consiglio, al quale si aggiunge l’ambasciatore russo, mal visto dal generale Buck Turgidson (George C. Scott), un anticomunista in fondo contento che si sia giunti all’offensiva nucleare e che sembra accettare l’iniziativa del generale pazzo (Ripper crede che i sovietici abbiano contaminato i suoi “fluidi”). Quando poi un bombardiere (la cui storia è seguita nella trama parallela del pilota “King” Kong) arriva in territorio russo, entra nuovamente in scena il grande Sellers, interpretando uno scienziato, ex-nazista, esperto di armamenti e costretto in sedia a rotelle: è il grottesco dottor Stranamore, uno dei tre ruoli affidati all’attore inglese.
E appunto l’amore (erotico) è costantemente presente nel film in scene metaforiche (rifornimento degli aerei, missile “fallico”, machismo dei militari americani): il desiderio di manifestare virilità è uno dei motivi che spingono l’uomo alla guerra, la quale è spesso atto irragionevole poiché strategia di uomini folli o condizionati da inutili ideali. Che si parli di russi o americani non c’è differenza, secondo Kubrick: la scena (pura ironia nata dall’improvvisazione eccezionale di Sellers) della telefonata tra capi di Stato è la dimostrazione che vi sono da entrambe le parti imbecilli pericolosi. Qui infatti si corre il rischio di condannare alla distruzione gran parte dell’umanità: a questo porta l’apocalittico progetto di “distruzione mutua assicurata” portato avanti dall’URSS nel film.