Il reggae, la musica in levare, lo stesso ritmo con cui batte il cuore, la sonorità che ha diffuso nel mondo le vibrazioni positive attraverso la voce del suo vate Bob Marley, è stato riconosciuto dall’Unesco “patrimonio universale dell’umanità”.
La motivazione è legata alla forza di quella musica, il reggae, e al contributo che essa ha dato alla presa di coscienza internazionale “sulle questioni di ingiustizia, resistenza, amore e umanità”. E più che al reggae in generale, il riconoscimento va al roots reggae, le cui anima è costituita e caratterizzata nei testi dalle tematiche della religione rastafari.
E proprio sui testi e sulle musiche di Bob Marley, il rasta per eccellenza, quella musica è diventata uno stile senza confini, determinato da una riconoscibilità immediata, sin dalle prime battute. E’ diventata simbolo della protesta e del riscatto. Non ha mai perso la sua identità, pur se con leggerezza è stato a volte abbinato a divertimento, sole, ritmo da ballare.
Il reggae cambia e subisce modifiche, ma il roots non perde mai la sua anima. Ha avuto tanti interpreti, ma uno solo è stato e rimane l’unico e impareggiabile “reggaeman.