Dopo il successo de Le otto montagne (vincitore del Premio Strega 2017), Paolo Cognetti prosegue nel suo affascinante percorso alla scoperta della vita e delle avventure di montagna con Senza mai arrivare in cima. Viaggio in Himalaya (Einaudi), una sorta di taccuino di viaggio che descrive l’esperienza dello scrittore nella catena montuosa più importante del mondo alla vigilia del suo quarantesimo compleanno, ma che è anche un modo per ridefinire il rapporto tra uomo e montagna stessa.
Paolo Cognetti, scrivendo e raccontando, si pone e ci pone un quesito che ha del filosofico; che cos’è l’andare in montagna non conquistando la vetta? Da qui nascono pensieri e considerazioni che fanno di Senza mai arrivare in cima un vero e proprio dialogo con se stesso e con i monti, che mette in evidenza il filo delicatissimo e precario che lega ogni uomo che si accosta all’altitudine.
Un dialogo quindi con il corpo e con lo spirito, per dire che la montagna (intesa non come la conquista della vetta ma come esperienza totale) è «un atto di non violenza, un desiderio di comprensione, un girare intorno al senso del proprio camminare». Oltre a questo Cognetti crea poi un bellissimo ritratto dell’Himalaya, paesaggio vivo, abitato e usato e subito ma certamente lontano dal nostro mondo. Forse è questa la parte migliore di Senza mai arrivare in cima, la descrizione minuziosa di come si viva la montagna viaggiando, scoprendo, “girando intorno anziché salendo in vetta”.
Nel più classico stile di Cognetti, in questo libro trovano spazio e forza il senso di lontananza, di esplorazione e di amicizia, il cammino e l’alterità dei luoghi e delle persone. La montagna, insomma, come metafora e simbolo di vita.
Paolo Cognetti
Casa editrice
Einaudi
Anno
2018
Genere
Narrativa
Formato
Rilegato
Pagine
120
ISBN
9788806239275