I geni del male è il nuovo libro di Valter Tucci, uscito in libreria a fine estate per la casa editrice Longanesi. Ecco qui un’anticipazione.
Un saggio, questo I geni del male, che illustra con rigore e chiarezza le ultimissime scoperte scientifiche sui comportamenti malvagi che mettono in pericolo la nostra vita e l’umanità intera, un affascinante viaggio tra scienza e storia per scoprire perché «non esiste un cervello che sia immune dal male». Perché il nostro livello di attenzione aumenta ogni volta che sfogliamo le pagine della cronaca o veniamo a conoscenza di un delitto? Perché ai ragazzi piacciono così tanto i videogiochi violenti? Da cosa nasce l’impulso a uccidere nei serial killer? Perché, insomma, l’essere umano è così attratto dal male?
A queste e a molte altre domande risponde Valter Tucci in quello che si profila come un vero e proprio viaggio alla ricerca dei geni del male. Partendo dalla domanda più importante di tutte – cosa ci rende umani, visto che condividiamo con altre specie un numero elevatissimo di geni e molti comportamenti istintivi? – Tucci delinea l’origine primitiva del male e il suo ruolo nell’evoluzione della nostra specie, chiarendo il funzionamento dei geni e dei meccanismi epigenetici e come entrambi controllino le nostre ansie, il nostro livello di aggressività e la nostra intelligenza. Ne I geni del male scopriremo così che i confini tra fare del bene e fare del male sono molto meno solidi di quel che si pensa: i nostri comportamenti dipendono infatti da processi biologici che derivano sia dal nostro patrimonio genetico sia dagli eventi esterni, al punto che un trauma subìto dopo la nascita può influenzare lo sviluppo del cervello fino a scatenare comportamenti antisociali da adulti.
VALTER TUCCI, laureato in psicologia, dopo una specializzazione in medicina ha vinto una borsa di studio del Cnr per gli Stati Uniti che lo ha portato a lavorare nel Dipartimento di Anatomia e Neurobiologia della Boston University e presso il prestigioso Massachusetts Institute of Technology (MIT). Nel 2003 è tornato in Europa e dopo un lungo periodo a Oxford è diventato direttore del laboratorio di genetica ed epigenetica del comportamento dell’Istituto
Italiano di Tecnologia di Genova.