Don Delillo

Don DeLillo: l’utopia è finita, la realtà è un’altra

“Dio ha fatto i grandi uomini. E Dio ha fatto i piccoli uomini. Ma poi la Colt ha fatto la .45 per renderli uguali.”

In questa frase tratta dal romanzo Libra (Einaudi, 1988), è racchiuso tutto lo spirito dissacrante di Don DeLillo, l’altra visione del mondo e dell’America in particolare, del sogno americano. E’ nato nel 1936. Figlio di migranti italiani è cresciuto nel Bronx per trasferirsi poi a Manhattan seguendo il desiderio di ogni immigrato che ricerca il successo, il benessere.

Prolifico e schivo, lontano dalle scene, dai riflettori della notorietà, è consacrato tra i migliori scrittori moderni americani. Nella sua narrazione si ritrovano le letture di Faulkner e Hemingway. Grandi autori del sogno americano infranto, esponenti di quella Lost generation che identificava non solo i giovani statunitensi che avevano preso parte alla grande guerra, ma un’intera generazione priva di illusioni, senza prospettive.

DeLillo è considerato uno dei massimi esponenti del postmoderno americano, la tendenza letteraria nata dopo la seconda guerra mondiale, che al sogno e al modello estetico del modernismo contrappone una visione priva di retorica della realtà.

La sua attenzione di scrittore non è rivolta, come la maggior parte dei suoi contemporanei, alle tematiche intimistiche, a storie della tipica famiglia americana o di comunità della provincia. Bensì approda a un visione più propriamente sociale e si concentra sulla collettività.

Su questi elementi si fonda la vera motivazione tra lettori e critici pro e contro Don DeLillo e il più amato Philip Roth.

E proprio in occasione del Premio Pulitzer per la narrativa del 1998, queste tematiche, più che le storie, si trovarono a confrontarsi per mezzo dei due più grandi romanzi americani degli ultimi vent’anni. Vinse Pastorale Americana di Roth. DeLillo arrivò secondo con Underworld, che rimane la sua opera più famosa e sicuramente più riuscita.

Roth è ammiccante, piacevole, facile da leggere. Tutt’altro è Don DeLillo. Duro, difficile da iniziare, da seguire, complesso, con salti temporali continui, passaggi dall’io alla terza persona, riflessioni apparentemente insignificanti nel contesto del racconto.

Maniaco nel ricercare la forma migliore, capace con pochi dettagli di dare una visione completa di una scena, di un personaggio, di un sentimento.

Si è detto che i suoi romanzi sono sospesi tra il realismo e la metafisica In essi si intrecciano il quotidiano, i traumi generazionali, le riflessioni filosofiche, il valore dell’esistenza, la paura della morte, l’ineluttabilità del destino perlopiù con ambientazioni metropolitane a New York.

Un autore da leggere con attenzione Don DeLillo e nel quale ritrovare le radici di tanti altri scrittori americani moderni, che ha magistralmente e profondamente influenzato.

Tutti i romanzi di Don DeLillo in Italia sono pubblicati da Einaudi.

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Posted by Steve Fortunato

Piemontese di origine e milanese d’adozione. Imprenditore da sempre, ha sfogato principalmente nel marketing e nella comunicazione la creatività e il desiderio di nuovi orizzonti e di nuove sfide. Razionale e impulsivo, istintivo e sensibile. Racconta vicende e persone con una visione nichilista e un linguaggio crudo, duro, scarno a volte, che però sa cedere a momenti delicati, di sottile nostalgia.