Il tema dell’importanza di quanto le generazioni lasciano alle successive è sempre stato forte nei libri di Jonathan Safran Foer. Il suo primo Tutte le cose sono illuminate (Guanda 2004) racconta il viaggio in Ucraina alla ricerca di Augustine, la donna che salvò la vita a suo nonno durante le deportazioni naziste.
Se niente importa. Perché mangiamo gli animali? (Guanda 2011) è una profonda e accurata indagine sugli orrori degli allevamenti intensivi e sui pericoli che causano all’ambiente. Il pensiero portante del libro è “se niente importa, non c’è niente da salvare” che gli viene trasmesso dalla nonna e lui lo trasmetterà ai figli.
In Possiamo salvare il mondo prima di cena (Guanda 2019) Jonathan Safran Foer ritorna con forza sull’urgenza di adottare un nuovo stile di vita, perché è l’unico modo che abbiamo per salvare il pianeta.
In che modo possiamo agire? Prima di tutto riducendo da subito il consumo di carne, fino ad abbandonare una alimentazione a base di prodotti animali. Ma anche non viaggiare in aereo. Niente auto. Fare meno figli.
“Se prima di agire aspettiamo di percepire la crisi che curiosamente definiamo ‘ambientale’… ci ritroveremo impegnati a risolvere un problema che non potrà più essere risolto”.
E la soluzione parte da una presa di coscienza individuale, invece di viverla come “una guerra in corso laggiù”. Se a parole l’ambiente sta a cuore a tutti, nella singola individualità questo interesse è molto inferiore, quasi assente.
E questo perché la crisi del pianeta non si è dimostrata una buona storia da raccontare. “Non solo non riesce a convertirci, non riesce neppure a interessarci”.
Un concetto viene ripetutamente ripreso perché determinante nell’atteggiamento e nella graduale comprensione “ammettere che c’è un pericolo imminente per tutti, ma la nostra mente è incapace di crederlo”.
Ci affidiamo, nel nostro profondo, alla certezza che all’ultimo qualcuno troverà la soluzione immediata, definitiva per salvarci.
La fragilità della terra e la nascita dei movimenti ambientalisti sono generalmente ricondotte alla foto chiamata Blue Marble, scattata dallo spazio. E’ la prima che la ritrae completamente illuminata. Quella vista del pianeta, solo, senza appoggi, sospeso su uno sfondo nero ha suscitato il desiderio collettivo di proteggerlo.
L’approccio di Jonathan Safran Foer non è quello altezzoso di chi vuole insegnare o farsi portavoce dell’umanità. E’ colloquiale nello stile, trasmette l’emozione che lo lega alle tematiche ambientale, coinvole, accompagna nelle proprie riflessioni, richiama l’attenzione. Lui non è un modello. Ha si ridotto, ma ammette di non aver eliminato completamente il consumo di prodotti di origine animale, di concedersi un hamburger ogni tanto. E si pone un obiettivo ben preciso “Mi son dato come termine la fine di questo libro per rinunciare (anche…) a latticini e uova”. La sua è un forte, accorato, consapevole richiamo all’azione comune perché, l’insegnamento che ci viene da Armstrong, il primo uomo che mise piede sulla luna e pronunciò la famosa frase “un piccolo passo per l’uomo ma un grande passo per l’umanità” è che l’umanità fa i grandi passi quando gli individui fanno piccoli passi.
E allora dobbiamo smettere di dire che “dobbiamo fare qualcosa”. Affermarlo e stare ad aspettare leggi, istruzioni, indicazioni, esempi non è sufficiente perché non arrivano e se arrivano sono a tempo o nascondono interessi industriali.
Adottare auto elettriche o ibride serve a compensare le emissioni necessarie a produrle e farle muovere, non a annullarle.
In Cina il 47% dell’elettricità deriva dal carbone. Serve il doppio dell’energia per produrre un’auto elettrica rispetto a una convenzionale.
E allora?
Non voglio svelare troppo e soprattutto non vi dirò perché “possiamo salvare il mondo prima di cena”, così Chiara è contenta che non rivelo troppo. E perché il libro di Jonathan Safran Foer è da leggere attentamente. Perchè ognuno a modo suo deve scoprire e fare proprie le motivazioni al cambiamento dello stile di vita.
Non contiene la verità assoluta, non è la guida galattica al salvataggio del mondo.
Ma è un contributo alla discussione sulla crisi ambientale, alla presa di coscienza individuale, una esortazione ad agire perché un cambiamento immediato, da parte di tutti, è obbligatorio.
“Nessuno se non noi distruggerà la terra e nessuno se non noi la salverà… Noi siamo il diluvio, noi siamo l’arca.”
Ecco perché il cambiamento è necessario. Perché ognuno di noi lo deve ad altri. Altrimenti cosa lasceremo?
Perché Chiara ha una bambina, un sorriso bellissimo, per il compleanno le han fatto una torta grande così.
Allora “non posso proteggere mia figlia dal futuro e non posso prometterle una vita migliore. L’unica cosa che posso fare è insegnarle che cosa importa veramente”.
Jonathan Safran Foer
Casa editrice
Guanda
Anno
2019
Genere
Narrativa
Formato
Brossura
Pagine
261
Traduzione
Irene Abigail Piccinini
ISBN
9788823521216