Premessa fondamentale è che Gleba (Pendragon, 2019) è scritto a due mani. Non da un duo tipo parole e musica, ma da quello che si autodefinisce un collettivo: Tersite e Rossi.
Tersite e Rossi pseudonimo, come dichiarato sul loro sito https://tersiterossi.it/chi-siamo, “è un omaggio al signor Rossi, l’uomo della strada, e a Tersite, l’antieroe omerico, emblema dell’opposto di ciò che tutti si attendono. È brutto, debole e codardo in un mondo di belli, forti e coraggiosi. È il sacco dei rifiuti che stona nella dimora linda della pubblicità. È il compagno di classe di cui non ci si ricorda mai il nome. È la fine quando tutti parlano d’inizio. È l’alba quando tutti pensano al tramonto. È l’ombra che nessuno vede, perché è arrivata troppo presto. O troppo tardi”.
Sempre nel sito si legge “Elementi ricorrenti nei romanzi di Tersite Rossi sono la riflessione sul potere e i suoi abusi, l’ineluttabilità della sconfitta di chi prova a sfidarlo, l’incastro fra la Storia con la maiuscola e quella con la minuscola, lo svolgersi inesorabilmente circolare delle vicende umane, il ruolo talvolta cinico, talvolta salvifico, comunque sempre decisivo, della casualità e del fato”.
Molto impegnativo e ambizioso come obiettivo per due giovani autori che appunto sin dall’inizio, Gleba è il quarto libro, hanno affrontato temi molto ostici, anche per uno scrittore navigato.
Fatte queste premesse, si riuscirà meglio a comprendere la difficoltà e quale debba essere l’approccio del lettore.
Si perché Gleba non è assolutamente di facile lettura, anzi richiede concentrazione e volontà di leggerlo.
Il lettore dunque, sin da subito, si troverà a doversi orientare tra salti temporali, cambi di scena, personaggi che sembrano non abbiano alcun legame tra loro, cruda realtà, problematiche che spesso ci sforziamo di allontanare.
I personaggi sono uniti in una lotta contro le pluralità di poteri forti che dominano il mondo e soggiogano le persone e i loro destini.
Complessa dunque la struttura di questo romanzo che racchiude un insieme di stili e spunti che vanno dal giallo al sociale allo psicologico all’esistenzialista.
Gleba è il richiamo alla figura medioevale del sottomesso, che subisce angherie e prepotenze dalla vita e dal potere, aggiornato alla situazione contemporanea.
Difficile orizzontarsi e per questo prima del prologo è inserito l’elenco dei personaggi e il ruolo.
Tra i principali attori troviamo Paolo, un diciassettenne che ha scarsa fiducia in sé stesso, vittima di una scuola che obbliga ad una competizione assoluta, finalizzata a cancellare le emozioni, perché sinonimo di debolezza.
Amina è la una ragazza maghrebina che frequenta la stessa scuola di Paolo, ma al contrario di lui si ribella.
Il fratello di Amina è un fanatico religioso fedele alla Jihad. Valeria e il marito, la cui situazione di lavoratori precari intacca e condiziona il rapporto. Non manca la brigatista potenziale che vorrebbe vendicarsi dei padroni e del mondo intero.
E poi Assunta, di nome e non di fatto, Freeda sesso sicuro, i sauditi che finanziano e non si sporcano…
Fino alla citazione e al richiamo a Cesare Pavese, forse un po’ arditamente, con Il mestiere di vivere, classificato da Tersite e Rossi il più difficile.
Cosa accadrà a queste e alle tante altre figure del romanzo, a questi moderni servi della gleba, in un mondo dove Cooperativa è sfruttamento e il lavoro è sfruttato, negato vendicato? Saranno assoggettati dal potere e al potere o si ribelleranno?
Tersite Rossi
Casa editrice
Pendragon
Anno
2019
Genere
Narrativa
Formato
Brossura
Pagine
393
ISBN
9788833641065