La testa ci fa dire è stato pubblicato per la prima volta nel 2000, e torna in una nuova edizione accresciuta. Il «dialogo»di Marcello Sorgi che entrava in modo profondo e talvolta indiscreto nel «caso Camilleri». Una pacata, amichevole conversazione sui temi più vari, dalla famiglia all’impegno, dai personaggi dei suoi romanzi, alla storia, dalla giovinezza al teatro e poi aneddoti, ricordi, storie come solo Camilleri sa narrare.
AUTODIFESA DI CAINO – IL LIBRO POSTUMO DI ANDREA CAMILLERI
Marcello Sorgi – La testa ci fa dire. Dialogo con Andrea Camilleri
«Parlava come scriveva, col gusto della messa in scena tipico dei registi – ricorda Marcello Sorgi nella Introduzione a questa nuova edizione del libro intervista a Camilleri La testa ci fa dire –. Avvolto nel fumo delle sue sigarette, i suoi episodi, i suoi personaggi sembravano prendere forma tra le volute azzurrine che sempre lo circondavano. Adorava raccontare».
Pubblicato vent’anni fa, nel 2000, questo «dialogo» entrava in modo profondo e talvolta indiscreto nel «caso Camilleri» che proprio in quegli anni diventava il fenomeno che tutti conosciamo. E l’atteggiamento di Camilleri aiuta a spiegarlo: quando parla, riesce a riunire cose normalmente distanti, elevata cultura e popolarità, saggio distacco e immersione nel proprio tempo. Così questo libro racconta l’emergere di uno scrittore per ogni verso straordinario, il formarsi della sua originalità letteraria, il plasmarsi della sua personalità. Ma inoltre permette a chi lo ha meglio seguito di confrontare il Camilleri di quel momento con quello futuro con l’evoluzione delle sue idee.
Ricordi e avventure di vita – e ciascuno potrebbe diventare o è già racconto –, opinioni, segreti di scrittura, ritratti di persone influenti, e naturalmente il difficile rapporto con il personaggio di Montalbano presto dotato di una vita autonoma. E accanto a questi, un’analisi serratissima dei contenuti ideologici delle sue opere così evidentemente ricche di antropologia: l’amicizia, la sicilitudine, il sesso, la donna, la famiglia, la religiosità, la politica… Inoltre l’interrogarsi insieme sulla quadratura del cerchio di una lingua così privata, così intrisa di dialetto, e insieme così irresistibile e naturale da essere entrata nell’uso: un successo ottenuto nonostante la lingua o proprio grazie al vigatese?
In un articolo, pubblicato qui in coda al volume, Fruttero &Lucentini intuivano qualcosa di «poliziesco» nell’insinuante, sottile, non compiacente, disvelamento in cui consiste questa intervista di Marcello Sorgi. E la definivano scherzosamente: «interrogatorio a 360 gradi da parte del Sorgi Marcello nei confronti del Camilleri Andrea». «Il Camilleri – concludevano –, nella confessione estortagli rata dopo rata dal Sorgi, finisce per delineare un percorso esistenziale strettamente intrecciato alle vicende storiche nazionali e passibile della qualifica di “concorso interno” alla più classica italianitudine».