Nel segno dell’anguilla è il libro di esordio di Patrik Svensson, giornalista svedese di 47 anni, nato e cresciuto in una piccola cittadina nel sud della Svezia, lungo quella che viene chiamata “la costa delle anguille”. Un segno del destino, una circostanza molto particolare e condizionante.
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Il libro ha riscosso il successo immediato, tanto da risultare vincitore del prestigioso August Prize, il più importante premio letterario svedese, per la categoria non fiction.
Pubblicato in Italia da Guanda, Nel segno dell’anguilla è al tempo stesso un tributo dell’autore alla sua crescita, al pesce, alla figura del padre.
La pesca all’anguilla è sia passatempo, passione che il padre ha tramandato al figlio, ma le nottate passate ad attendere l’abboccata rappresentano momenti di crescita e di formazione.
Nel segno dell’anguilla è un intrecciarsi dei ricordi di momenti passati col padre e approfondimenti, curiosità, aneddoti su questo emblematico animale che ha accompagnato la crescita e la trasformazione da bambino in uomo adulto.
Emblematico perché osservato, analizzato, rincorso fin dai tempi dei Greci e del quale ancora rimangono molti misteri.
Ed emblematico perché la narrazione dell’anguilla è un modo per riflettere e affrontare il mistero della vita e della morte.
“Sono strane, le anguille” diceva il padre, come se avesse bisogno di quel mistero per riempire un vuoto interno. E da lui Patrik Svensson si lascia convincere che si trova quello in cui si vuole credere nel momento del bisogno. Per loro, genitore e figlio, che parlano poco e quando parlano l’argomento è l’anguilla, quel pesce è un bisogno. “Insieme non saremmo stati gli stessi senza di lei”. Perché tra un padre e un figlio hanno maggior valore le parole non dette che le esternazioni.
Uomo e anguilla sono simili, paragonabili le loro vite. Le metamorfosi alle quali il pesce va incontro nel corso della vita rappresentano le trasformazioni stesse dell’uomo, dalla nascita alla morte secondo uno schema sempre uguale, sempre lo stesso. Può vivere poco o parecchi anni l’anguilla, senza che nessuno abbia mai scoperto in che modo. Sa adattarsi all’ambiente e alle condizioni circostanti. Vive al buio e alla luce, in limpidi torrenti e stagni melmosi, in acqua salata e in acqua dolce.
E se per il ragazzo diventato uomo, aver tolto la vita alle tante anguille pescate non ha mai costituito un freno, una riflessione profonda, la morte del padre rappresenta la consapevolezza di quel sottile confine che separa vita e morte. A differenza dell’animale, l’uomo ha coscienza della propria vita, non ha reazioni dettate solo dall’istinto, ma mediate dalla ragione. Ma come si fa a riconoscere la morte, come si fa a sapere quando sta arrivando? E’ quando il cuore smette di battere o quando non ci sono più segnali di attività cerebrale? Cuore e cervello sono indipendenti l’uno dall’altro.
Oggi l’anguilla è in pericolo, molto più di quando era oggetto di pesca intensiva e non per la mutevolezza della vita. E’ in pericolo di estinzione per gli sbarramenti nei fiumi che ne impediscono gli spostamenti dalla vita verso la morte. Inquinamento, uso forsennato di pesticidi, il riscaldamento del pianeta sono le armi costruite dall’uomo che stanno distruggendo la terra.
Ma è ancora il mistero che circonda l’anguilla a non consentire di svelare completamente le motivazioni per le quali sta scomparendo e quindi porvi rimedio.
E l’interrogativo principale è legato al Mar dei Sargassi, dove l’anguilla nasce e dove ritorna e con la sua morte da origine ad altre vite. Nel Mar dei Sargassi non sono mai state trovate né anguille vive né morte. Eppure è lì che nascono ed è lì che depongono e fecondano le uova. Ed è sempre lì che muoiono.
Proprio nel mistero Patrik Svensson vede il pericolo maggiore dell’estinzione. E porta a esempio il Dodo. Metafora di persona stupida, goffa e incapace di adattarsi è stato oggetto di intensi studi e ricerche. Oggi è uno degli animali più conosciuti tra quelli estinti. In inglese si dice “Dead as a dodo”. Amaramente la conclusione è che “…esiste la concreta possibilità che in futuro l’espressione cambi in morto come un’anguilla”.
Patrik Svensson
Casa editrice
Guanda
Anno
2019
Genere
Narrativa
Formato
Brossura
Pagine
288
Traduzione
Monica Corbetta
ISBN
9788823524880