Il 20 febbraio esce per La Nave di Teseo La fine del tempo, di Guido Maria Brera. Grandi corporation tecnologiche hanno imposto il loro dominio finanziario.
Dopo il successo italiano e internazionale del precedente I Diavoli – che si annuncia come la serie evento di questa primavera su Sky con Patrick Dempsey e Alessandro Borghi – l’autore ritorna con un thriller nella notte dell’economia digitale, che racconta come le grandi corporation tecnologiche hanno imposto il loro dominio finanziario.
Guido Maria Brera – La fine del tempo
Philip Wade è uno stimato professore di Storia contemporanea al prestigioso Birkbeck College di Londra, ma in passato ha vissuto molte vite e in una di queste ha lavorato per una grande banca d’affari della City in qualità di analista, chiamato a prevedere le tendenze economiche, politiche e sociali su cui indirizzare gli investimenti. Colpito da una forma di amnesia, Philip oggi non riesce più a trattenere alcun ricordo recente: nei buchi della sua memoria scompare anche il saggio che stava scrivendo e di cui non c’è più traccia.
Con il ritmo di un giallo, La fine del tempo narra l’indagine di un uomo nell’abisso della propria mente, intorno al mistero di un libro rivoluzionario e perduto. Scoperta dopo scoperta, mentre l’Europa si infiamma sotto il montare della marea populista, Philip Wade ricompone il mosaico del suo libro, che potrebbe mettere in discussione il dominio delle grandi corporation che governano l’economia mondiale. E che hanno fondato la loro ascesa inarrestabile sull’eliminazione della principale variabile del gioco finanziario – il tempo – condannando così il nostro pianeta a vivere un eterno presente, quando tutto è possibile per i nuovi padroni del vapore, i signori del silicio, l’aristocrazia delle app.